Grande protagonista della campagna elettorale e del post elezioni è la riforma dell’attuale legge elettorale: la legge n. 270 del 2005 (il famigerato “Porcellum”). Tale legge, formulata dall’allora ministro per le Riforme Roberto Calderoli, ha introdotto un sistema proporzionale con clausole di sbarramento e premi di maggioranza, modificando la precedente impostazione, prevalentemente maggioritaria, del cosiddetto “Mattarellum” introdotto dalle leggi n. 276 e 277 del 1993. Un’interessante storia delle varie riforme in materia di legge elettorale è disponibile sul sito del Senato, da cui si ricava facilmente quanto detto da Letta: le riforme del sistema elettorale sono sempre state attuate tramite leggi ordinarie.
Tuttavia, come osserva Letta, mentre nella Costituzione non si trovano indicazioni precise sul tipo di sistema elettorale, ci sono dei chiari riferimenti al numero dei parlamentari. Alla Camera “il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione estero” (art. 56 Costituzione), mentre al Senato sono la metà – “il numero di senatori eletti è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione estero” (art. 57 Costituzione). Qualsiasi riforma che volesse ridurre il numero dei parlamentari dovrebbe, quindi, essere fatta tramite una legge costituzionale che vada a modificare questi articoli. Come ricorda Letta, la procedura di approvazione di una legge costituzionale richiede un procedimento più complesso rispetto a quello di una semplice legge ordinaria: le leggi costituzionali, infatti, hanno bisogno di essere approvate due volte da ciascuna Camera – non una volta sola come per le ordinarie – e tra le due deliberazioni devono passare almeno tre mesi (art. 138 della Costituzione). La procedura non solo è più lunga ma richiede anche una maggioranza rafforzata: lo stesso articolo ci dice che nella seconda votazione è necessaria la maggioranza assoluta dei membri di ciascuna Camera, a differenza delle leggi ordinarie che richiedono solo la maggioranza semplice dei presenti (art. 64 Costituzione).
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