L’oramai ex premier ha fatto di tutto per aggrapparsi alla sua carica sotto la spinta impetuosa di Matteo Renzi. Presentando il suo programma per il Paese (che sembra servirá di spunto ad alcune delle misure che potrebbe mettere in atto il segretario del Partito Democratico in veste di Presidente del Consiglio) menziona alcuni dati importanti sull’evoluzione dello spread e dei tassi sui titoli di Stato, a difesa dell’operato del suo governo. Vediamo se ha ragione.



Sará stato vero innanzitutto che lo spread – il differenziale dei titoli di rendimento tra i BTP a 10 anni italiani ed i titoli di Stato tedeschi – era sotto i 200 punti base il 12 febbraio, ovvero il giorno della dichiarazione di Letta? Se consultiamo l’evoluzione di questo indice sul sito de Il Sole 24 Ore sembra proprio di sí – il differenziale ballava attorno ai 200 punti quel giorno, salvo schizzare lievemente in alto il giorno successivo (presumibilmente per via dell’inizio della crisi di governo).



Per quanto riguarda, invece, il tasso di interesse sui nostri titoli di Stato, sembra effettivamente corrispondente al vero che la situazione in questi giorni sia tra le piú rosee che si siano intraviste negli ultimi anni. Attualmente, secondo l’ultimo aggiornamento della Banca d’Italia, i rendimenti medi sui BTP sono al 3,45%.



Relativamente al confronto con gli anni passati, basta consultare questo grafico sull’evoluzione dei rendimenti giornalieri dei BTP nel corso degli ultimi nove anni. Insomma, il 9 febbraio, ossia pochi giorni prima della dichiarazione di Letta (e senza che i tassi siano variati molto), il rendimento si trovava allo stesso livello del primo gennaio del 2006, ovvero il minimo mai raggiunto nel corso di questi ultimi 8 anni come citato dall’ex Premier.



Sono state brutte giornate per Letta, ma si consoli almeno con questo “Vero”, potrebbe fargli bene nel proseguimento della sua carriera politica.