Il premier Monti torna a parlare dopo qualche mese di silenzio, e lo fa riferendosi alle buone notizie provenienti dai recenti risultati delle aste dei titoli di Stato. E’ proprio del 16 aprile, infatti, la notizia che il nuovo btp a scadenza di quattro anni é andato letteralmente a ruba, mentre le ultime aste di titoli a piú breve scadenza, come i bot a 6 mesi dello scorso 26 marzo o i bot a 3 mesi del 10 aprile hanno polverizzato ogni record, con gli ultimi piazzati addirittura al rendimento minimo storico, come riportato da Monti.
Sarà vero? A consultare i risultati storici delle aste di bot trimestrali del Dipartimento del Tesoro, ed a consultare il grafico che abbiamo costruito qui sotto, sembra proprio che sia vero.
I rendimenti medi ponderati (sul peso dei vari scaglioni di rendimento presenti a qualsiasi asta pubblica), attualmente allo 0.243%, sono effettivamente al minimo storico da quando esistono dati disponibili pubblicamente. Il crollo, rispetto all’ultima asta dell’ottobre 2012 (quando i tassi erano allo 0.7%) è stato impressionante.
Dietro il calo dei rendimenti vi sono numerose spiegazioni, non tutte direttamente riconducibili all’operato del governo Monti. I titoli di Stato a breve durata sono infatti quelli che risentono maggiormente delle mosse e del comportamento della Banca Centrale Europea, il cui attuale presidente, Mario Draghi, ha più volte messo a disposizione la liquidità della banca per acquistare titoli a breve durata sul mercato secondario, come i bot di cui sopra. I titoli a durata più lunga, invece, pagano il conto delle incertezze macroeconomiche e politiche sul Paese. Nonostante la presenza di strumenti come il Meccanismo Europeo di Stabilità – il fondo varato dai Paesi membri della zona euro per contrastare i dubbi sulle economie più deboli tramite l’acquisto di bond a lunga durata – gli investitori non sono ancora sicuri se un Paese come l’Italia potrà migliorare i propri conti pubblici riprendendo a crescere. Questo non vuol dire che i tassi non siano calati anche nei btp a 10 anni, però la massiccia iniezione di liquidità da parte delle banche centrali di tutto il pianeta ha di fatto contribuito ad abbassare i rendimenti su qualsiasi tipo di titolo, scatenando una gara al titolo piú appetibile: basti vedere il grafico sui rendimenti del btp a 10 anni dal 2006 ad oggi (titoli sui quali, tra l’altro, è calcolato il famigerato spread).
Insomma, l’algido professore avrà pure perso parte del suo smalto durante il periodo elettorale (quando anche il suo tasso di veridicità era scivolato al minimo storico di Pagella Politica), ma finiti gli spot televisivi sembra essere tornato abbastanza in forma. ”Vero”.