Brunetta ritorna sul suo cavallo di battaglia preferito, il “grande imbroglio dello spread“. E punta il dito su presunte speculazioni d’Oltralpe, che genererebbero una “disparità di trattamento” degli investitori tra i governi Berlusconi e Bersani (prossimo venturo).
Sulle speculazioni è difficile pronunciarsi, anche se è bene ricordare che vengono attuate verso governi con alto debito e/o con difficoltà a pagarlo (dove quindi c’è molta volatilità) o difficoltà a svalutarlo (quindi con una sovranità monetaria “complessa” come quella italiana).
Ci riserviamo quindi di analizzare l’andamento recente (facciamo l’ipotesi che l’ “oggi” di Brunetta sia riferito agli ultimi 3 mesi, più o meno dalle dimissioni di Monti) dello spread tra BTP 10 anni e Bund 10 anni così come viene comunicato sul sito del Sole 24 Ore.
Ad essere pignoli, è vero: al momento dell’intervista (15 marzo) lo spread stava diminuendo da circa una settimana, ma dalla data delle elezioni è salito dai 280 punti del 25 febbraio ai 336 del 18 marzo (+56, ultimo dato disponibile). Si tratta di un trend crescente da fine gennaio, quando agli investitori fu chiara l’instabilità politica nell’Eurozona (e particolarmente in Italia), e che gli effetti dell’aver “scansato” il fiscal cliff americano erano ormai finiti (sull’importanza di analizzare il trend dei tassi piuttosto che la differenza tra valori medi, ne abbiamo ampiamente discusso in occasione di una precedente dichiarazione di Berlusconi).
Quindi, parlare di spread che diminuisce senza un “governo stabile” solo perché si è assistito a sporadiche diminuzioni, ci sembra un po’ azzardato e riduttivo dal momento che ha avuto il più grande aumento (nel 2013, ad esclusione del “picco fisiologico” per l’asta dei titoli di stato del 22 gennaio) proprio a partire dal momento del voto.
Consideriamo quantomeno parziale la visione di Brunetta, a cui assegniamo un “Pinocchio andante”: con la crisi delle banche/Mps, l’assenza di un governo stabile e l’economia in crisi lo spread è aumentato praticamente per tutto il 2013, anche in presenza di più brevi periodi di “raffreddamento”.