In occasione della presentazione di un’indagine conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica, il presidente della Camera, Laura Boldrini, afferma che oltre il 17% dei giovani abbandonano il ciclo scolastico. E’ davvero così?



La dispersione scolastica – cos’è



Cominciamo chiarendo a cosa si riferiscono queste percentuali di dispersione scolastica. Secondo la definizione europea di “early school leaving”, si tratta della percentuale dei giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno frequentato al massimo fino al secondo anno di scuola superiore e che non sono in formazione (in Italia è obbligatoria l’istruzione impartita per almeno dieci anni, tra i sei e i sedici).



Perché è importante



Come spiega la Commissione Europea, la dispersione scolastica è un freno al lavoro e alla crescita economica, ostacola la produttività e la competitività mentre accresce povertà ed esclusione sociale. I giovani che abbandonano la formazione prematuramente non acquisiscono le conoscenze e le qualifiche necessarie e devono affrontare seri problemi nel mercato del lavoro. Uno degli obiettivi dell’Ue è di portare il tasso di dispersione scolastica al 10% entro il 2020.



Il confronto



Guardando ai dati Eurostat, vediamo come se la cava l’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Ue. Gli ultimi dati, relativi al 2013, segnalano un abbandono scolastico al 17%, uno dei livelli più alti tra i 28 Paesi dell’Ue. Boldrini parlava di “oltre il 17%”, un dato che possiamo dare per buono, considerando che l’anno precedente ci trovavamo poco sopra tale cifra.






Come si vede nel grafico, l’Italia non brilla ed è ancora distante dalla media Ue del 12%. Tuttavia è importante sottolineare che negli ultimi vent’anni sono stati fatti dei progressi importanti e il grafico sottostante lo dimostra: nel 1992 quasi il 40% dei giovani tra i 18-24 anni non avevano il diploma di maturità! Con l’attuale tasso del 17%, l’Italia è vicina all’obiettivo che si è fissata di portare l’abbandono scolastico al 16% entro il 2020.






Boldrini, intanto, porta a casa un “Vero”.