Matteo Renzi promuove le attrazioni culturali del Belpaese, deplorando, allo stesso tempo, il calo nella quota di mercato globale avvenuto negli ultimi trent’anni. Dove avrà preso i suoi dati? E soprattutto, saranno corretti? Per verificare le sue parole, Pagella Politica ha attuato un fact checking esemplare come sempre, spulciando non solo le fonti a disposizione, ma appellandosi anche alla disponibilità dello staff di Federturismi. Il risultato della ricerca è in questa ricca analisi.
Partiamo dallo stato attuale delle cose. Le classifiche del turismo mondiale sono numerose, ma limitiamo il nostro studio a tre tra le più autorevoli. Partiamo dal Travel and Tourism Competitiveness Report del World Economic Forum. In questa classifica, l’Italia sarebbe addirittura 26esima tra i 141 Paesi studiati. La metodologia del Wef è, però, tale da dare peso non solo agli effettivi risultati del turismo in Italia ma anche a una serie di indicatori sul business environment, le infrastrutture di ricezione e la regolamentazione presente nel settore. Tali indicatori aiutano certamente a spiegare eventuali risultati deludenti dell’Italia. Tuttavia, non possiamo non riconoscere che provoca qualche perplessità una graduatoria del turismo in cui l’Italia avrebbe addirittura meno potere attrattivo del Lussemburgo.
Passiamo alla nostra seconda fonte: la classifica del World Travel and Tourism Council, composta da molte sotto-sezioni. L’Italia, in questo caso, occupa il quinto posto in termini di contributo (assoluto) del turismo all’economia. Con 81,9 miliardi dollari di contributo diretto, il turismo, in Italia vale poco più del turismo brasiliano e spagnolo (rispettivamente 76,9 e 73,3 miliardi di dollari). Quasi 20 miliardi in più guadagna la Francia, che si trova al quarto posto, mentre appaiono irraggiungibili gli Usa (438,5) e la Cina (215,4), rispettivamente al primo e secondo posto. La previsione del Wttc è di un calo del posizionamento dell’Italia nei prossimi dieci anni: secondo le stime dovrebbe piazzarsi appena settima nel 2023.
Chiudiamo l’analisi delle fonti con quella che sospettiamo essere quella citata da Matteo Renzi: il World Tourism Barometer, classifica stilata ogni anno dal Unwto o Omt (l’organizzazione mondiale del turismo, un’agenzia Onu nata nel 1974). Nel 2012 tale graduatoria (che si riferisce al 2011) vedeva l’Italia in quinta posizione sia in termini di arrivi – pari a 46,1 milioni – che in termini di fatturato, pari a 43,0 miliardi di dollari. Siccome la posizione finale viene calcolata in base al netto tra le entrate e le uscite valutarie dovute al turismo, il Belpaese è effettivamente sesto in graduatoria. Purtroppo non è possibile visionare la classifica 2013 gratuitamente, ma l’Ufficio Statistiche di Federturismi, con grande disponibilità, ci ha riportato la situazione che riassumiamo nella tabella di seguito riportata. In base a tali dati, l’Italia sarebbe scesa di un’ulteriore posizione nel 2012, facendosi superare dalla Francia.
Concluso l’excursus sulla situazione attuale, scopriamo rapidamente se l’Italia era effettivamente prima nella classica Unwto “trent’anni fa”. Dati Omt, resi reperibili sempre dal disponibilissimo staff di Federturismi, ci permettono di scoprire che nel 1985 l’Italia si piazzava al secondo posto per entrate valutarie e al decimo per le uscite. Tuttavia, non potendo disporre delle cifre assolute, non ci è possibile verificare se il bilancio portava l’Italia al primo posto o meno. Non paghi, abbiamo scavato a fondo nella pletora di informazioni disponibili online, e la ricerca ci ha premiato con il ritrovamento di questa vetusta analisi del settore turistico italiano del Centro Studi di Confindustria; qui scopriamo che l’Italia era prima per numero di arrivi fino al 1990. Dopodichè siamo stati spodestati dalla Francia.
Volendo fare un breve sunto delle notizie in nostro possesso, sosteniamo che, dai dati disponibili nell’arco di circa trent’anni (1985-2012), l’Italia è passata dal primo al quinto posto in termini di numero di arrivi complessivi, dal secondo al quinto in termini di entrate valutarie, ed occupa il settimo posto in termini di surplus tra entrate e uscite valutarie nel 2012. Il sindaco di Firenze non ha esplicitato quali “graduatorie internazionali del turismo” intendesse, ma il calo c’è stato ed è sostanzialmente dell’ordine di grandezza da lui citato: “C’eri quasi”.