Mentre la crisi economica in Europa continua il suo corso, gli Stati europei iniziano a fare “i conti in tasca” a Bruxelles, e in Italia il trend si è rivelato più che popolare. Da Berlusconi a Renzi sono infatti diversi i politici che affrontano il tema “finanziamenti all’Europa”.



Anche Grillo ha deciso di pronunciarsi a riguardo, seppur in maniera un po’ imprecisa.



Secondo l’ultimo budget dettagliato, presente sul sito della Commissione europea (risalente al 2011), l’Italia ha contribuito con 16.077 milioni di euro all’Europa (seleziona la voce “revenue”), e dall’Europa ne ha ricevuti 9.585 milioni . Per quanto riguarda la posizione della quarta economia europea, l’Italia si piazza al terzo posto dei contributori netti, subito dopo Germania e Francia, che contribuiscono rispettivamente 23.127 e 19.617 milioni di euro.



Le cose però non sono così semplici. Dobbiamo, infatti, considerare che i conti dell’Unione rimuovono dai contributi tutti le cosiddette “risorse tradizionali proprie“, ossia i dazi raccolti alle frontiere di ogni Paese membro: essendo l’Ue un mercato unico, la tariffa comune viene applicata al primo confine europeo incontrato. L’entrata è quindi considerata europea, anche se il Paese che la processa ha il diritto di trattenerne il 25% del valore complessivo per coprire i costi di operazione delle dogane.



Fatti questi conti, il contributo nazionale italiano scende a 14.246 milioni di euro, come riportato nel budget dettagliato approvato dal Parlamento Europeo (vedi pagina 19).



Inoltre, la Commissione “aggiusta” anche le spese, distribuendo i costi delle istituzioni europee tra tutti gli Stati membri (pag. 245). Risulta, dunque, che il saldo operativo dell’Italia, anziché essere al di sopra dei 6 miliardi (la differenza tra 16.077 e 9.585), è di 5.933 milioni di euro, di nuovo al terzo posto dopo Germania (9.002 milioni di euro) e Francia (6.405 milioni di euro).



Grillo si avvicina alle cifre esatte, ma sbaglia per “appena” un miliardo di euro: “C’eri quasi”.