Chiariamo innanzitutto una cosa: Renzi parla nella dichiarazione di “norme”, un termine generico che indica regole generali ed astratte. Le leggi sono composte di articoli, commi e specificazioni varie, ognuna delle quali contiene “norme”, che sono difficilmente quantificabili o enumerabili. Non ci sembra un esercizio utile contarle tutte, dato che il sindaco di Firenze pare essersi confuso.
Renzi sembra infatti voler citare Pietro Ichino, che però a differenza di lui è ben preciso, e parla di “pagine”: “[…] Oggi il Codice del lavoro italiano richiede più di duemila pagine; ed è illeggibile senza il consulente […]”.
Inoltre Ichino sul suo sito parla sì di “leggi, decreti e altre norme aventi forza di legge” (e forse avrebbe dovuto dire “atti aventi forza di legge”?) che dovrebbero essere abrogati dal suo Codice del lavoro, ma questi risulterebbero essere intorno a un centinaio.
Il sindaco di Firenze quindi fa un’affermazione come minimo “confusa”, e spara citazioni un po’ a sproposito. Renzi in pratica “conta” qualcosa di pressoché non possibile da enumerare, e lo fa per citare erroneamente un suo maitre à penser: un bel “Pinocchio Andante”!