Il sindaco di Palermo sottolinea, in un contesto difficile per la finanza pubblica locale, l’importanza della capacità di attrarre e gestire gli investimenti internazionali e i fondi comunitari.



Sul sito del Comune di Palermo è presente un comunicato datato 25 luglio riguardante l’analisi, ad opera della VII commissione consiliare del Comune, sullo stato di avvio della nuova area Politiche di Sviluppo e Fondi Strutturali. Tra le delibere di Giunta, troviamo quella che istituisce l’Area delle Politiche di Sviluppo e dei Fondi Strutturali (per trovare la delibera, dal sito del Comune di Palermo selezionare sulla barra in alto “Atti di Governo – Delibere/ordinanze, accedere a “Delibere di giunta comunale” e scorrere le pagine fino a risalire alla delibera del 4 marzo 2013, numero di protocollo 35) a cui assegna le competenze in materia di programmazione e gestione dei fondi strutturali ed extra-bilancio regionali, nazionali ed europei. Inoltre, come si vede dalla sezione del sito del Comune di Palermo dedicata alle aree tematiche, l’area in questione è direttamente sottoposta al sindaco invece che ad uno degli assessori. Fin qui la dichiarazione di Orlando non fa una piega.



Andiamo ora a verificare quanto c’è di vero nella ratio che ha portato alla creazione della nuova area. L’utilizzo dei fondi comunitari per la coesione 2014-2020 avverrà sulla base di un “Accordo di partenariato” che, secondo la proposta di Regolamento sui fondi comunitari del Quadro Strategico Comune (Qsc), articolo 2, comma 20, rappresenta “il documento preparato da uno Stato membro con la partecipazione dei partner in base al sistema della governance a più livelli, che definisce la strategia e le priorità dello Stato membro nonché le modalità di impiego efficace ed efficiente dei fondi del Qsc per perseguire la strategia dell’Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e approvato dalla Commissione in seguito a valutazione e dialogo con lo Stato membro”.



La bozza di accordo di partenariato, presentata il 9 aprile scorso, a pagina 82, riporta l’auspicio che i programmi operativi permettano alle città di utilizzare in modo diretto il Fondo Europeo di Sviluppo Rurale e il Fondo Sociale Europeo “per fornire risposte concrete alle esigenze dei territori, dare piena attuazione a quanto richiesto dagli stessi regolamenti in materia di inclusione sociale, e così sostenere le politiche ordinarie socio-occupazionali e di contrasto alle povertà che operano prevalentemente su scala locale”. Lo stesso documento, due paragrafi più in basso, considera prioritario il potenziamento delle città metropolitane e sopratutto ipotizza un programma nazionale per le 13 città metropolitane e all’interno dei programmi operativi regionali un spazio per le città medie titolari di importanti funzioni urbane.



A ciò si aggiunge che la proposta di Regolamento del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (art. 7) prevede che almeno il 5% delle risorse del FESR assegnate a livello nazionale sono destinate ad azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile delegate alle città da gestire, attraverso gli investimenti territoriali. Questi ultimi sono definiti nel Regolamento sui Fondi Comunitari del Quadro Strategico Comune (art. 99), il quale prevede che lo Stato membro – o l’autorità di gestione – può delegare uno o più organismi intermedi, compresi enti locali, cui delegare la gestione e l’attuazione di un investimento territoriale integrato.



L’accordo di partenariato e i programmi nazionali e regionali devono ancora essere definiti, ma il sindaco Orlando non sbaglia mentre rileva la prontezza di Palermo all’eventualità della gestione diretta dei fondi europei, “Vero”!