Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia (M5s), intervistato da La Repubblica il 17 giugno, ha sostenuto che grazie al reddito di cittadinanza (Rdc) sono uscite dalla povertà assoluta un milione e 700 mila famiglie.
Si tratta di un’affermazione errata. Andiamo a vedere i dettagli.
Il numero di famiglie in povertà assoluta
Nel 2018, ultimo anno prima che entrasse in vigore il Rdc, le famiglie che vivevano in condizione di povertà assoluta – che cioè non possono permettersi l’acquisto di beni e servizi considerati essenziali – erano 1,822 milioni, per un totale di poco più di 5 milioni di individui).
Se quanto affermato da Sibilia fosse corretto, nel 2019 si sarebbe dovuto registrare un calo drastico del numero di famiglie che vivono in condizione di povertà. Se non proprio di 1,7 milioni – dato che è possibile alcune uscite da questo insieme siano state compensate da nuove entrate – comunque in un ordine di grandezza quantomeno simile. Ma, come anticipato, le cose non stanno così.
Nel 2019 le famiglie che vivevano in condizione di povertà assoluta erano 1,674 milioni, per un totale di 4,593 milioni di individui. Dunque il calo rispetto al 2018 – il primo calo da quattro anni a questa parte – è di quasi centocinquantamila famiglie (corrispondenti a quasi 450 mila individui), una quantità significativa ma non paragonabile con quella rivendicata da Sibilia.
Il numero di beneficiari del reddito di cittadinanza
Ma l’affermazione di Sibilia è sbagliata anche se guardiamo a un altro dato, quello delle famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza. Secondo i dati dell’Inps aggiornati all’8 giugno 2020, il numero totale dei nuclei familiari beneficiari di reddito (e pensione) di cittadinanza si ferma a 1,24 milioni. Quasi 500 mila famiglie in meno di quelle a cui fa riferimento Sibilia.
Ma allora perché la riduzione della povertà assoluta nel 2019 ha coinvolto “solo” 150 mila famiglie, se quelle beneficiarie del Rdc sono molte di più (1,1 milioni nel 2019)?
Come abbiamo scritto anche in una nostra recente analisi, questo dipende dal fatto che non c’è una sovrapposizione completa tra l’insieme dei beneficiari del Rdc e l’insieme dei poveri assoluti: ci sono infatti poveri assoluti che non sono beneficiari del Rdc, e beneficiari del Rdc che non erano poveri assoluti.
Nel primo insieme pesano in particolare gli stranieri che, pur essendo il 30,4 per cento dei poveri assoluti, sono solo l’11 per cento dei beneficiari del Rdc (in base ai dati Inps aggiornati a maggio 2020 qui scaricabili). Questo probabilmente dipende dal requisito della residenza in Italia da almeno 10 anni che ha il Rdc, che penalizza gli stranieri e che potrebbe essere incostituzionale (secondo la giurisprudenza costituzionale riportata anche in un dossier del centro studi del Senato). Inoltre è anche possibile che alcuni poveri assoluti, pur ricevendo il Rdc, siano rimasti tali.
Il verdetto
Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia (M5s) ha sostenuto che grazie al reddito di cittadinanza sono uscite dalla povertà assoluta 1,7 milioni di famiglie.
È un’affermazione completamente sbagliata: le famiglie in povertà assoluta erano 1,822 milioni nel 2018, prima che fosse introdotto il Rdc, ed erano 1,674 milioni nel 2019, quando la misura ha dispiegato i suoi effetti. La riduzione ha quindi riguardato circa 150 mila famiglie, non 1,7 milioni.
Se poi consideriamo che le famiglie beneficiarie del Rdc sono 1,24 milioni, risulta matematicamente impossibile che grazie al Rdc siano uscite dalla povertà assoluta 1,7 milioni di famiglie.
In conclusione, per Sibilia un “Pinocchio andante”.
«Le agenzie di rating per la prima volta, due agenzie di rating, per la prima volta hanno rivisto in positivo le stime sull’Italia. Dal 1989 questa cosa è accaduta tre volte in Italia»
30 ottobre 2024
Fonte:
Porta a Porta – Rai 1