L’8 aprile 2019, in un’intervista con il quotidiano la Repubblica, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha detto che il governo Conte ha il sostegno parlamentare e dell’elettorato più «solido» d’Europa.



Ma è davvero così? Abbiamo verificato e Tria pecca di ottimismo. Vediamo perché.



Il sostegno in Parlamento



Il 5 e 6 giugno 2018, il governo ha ottenuto la fiducia dal Parlamento, con il voto favorevole di 350 deputati e di 171 senatori. Per facilitare il confronto europeo, convertiamo questi numeri in percentuali: dato che il numero di deputati è 630 e quello dei senatori 321 (315 senatori più 6 senatori a vita), la maggioranza ha avuto il sostegno del 55,5 per cento dei membri della Camera e del 53,3 per cento di quelli del Senato.



Se consideriamo la maggioranza più alta (quella alla Camera), in Europa ci sono attualmente almeno sei esecutivi che godono di un sostegno parlamentare superiore a quello del governo Conte:



• il governo Kurz in Austria (113 voti a favore su 183, pari al 61,7 per cento);

• il governo Philippe II in Francia (370 voti a favore su 577, pari al 64,1 per cento);

• il governo Karinis in Lettonia (61 voti a favore su 100, pari al 63,9 per cento);

• il governo Skvernelis in Lituania (90 voti a favore su 141, pari al 63,8 per cento);

• il governo Dancila in Romania (282 voti a favore su 469, pari al 60,1 per cento);

• il governo Orban IV in Ungheria (134 voti a favore su 199, pari al 66,8 per cento).



Le differenze tra i vari Paesi



Certo, il confronto non è perfetto, dato che si tratta di sistemi istituzionali diversi. Il peso del Parlamento varia infatti a seconda della forma di governo: parlamentare (in Lettonia, Lituania e Ungheria), semi-presidenziale (in Francia e Romania) e mista (Austria). [1]



In nessun caso l’esecutivo è totalmente svincolato dal supporto del rispettivo Parlamento, ma ci sono alcune significative differenze: in Lettonia, Lituania, Ungheria e Austria, il Parlamento può portare a un cambiamento dell’esecutivo attraverso la sfiducia, costringendo il governo a dimettersi. In Francia e Romania, invece, una mozione di sfiducia non comporta necessariamente un cambio di rotta nella gestione del potere esecutivo. Qui il presidente detiene una parte di quel potere e lo esercita senza essere vincolato alla fiducia del Parlamento. Di conseguenza, il presidente può implementare la sua agenda di governo anche quando la maggioranza in Parlamento supporta un governo (composto dal primo ministro e dai ministri) di un altro orientamento politico.



Il sostegno parlamentare, insomma, ha un peso diverso in Paesi diversi.



Che cosa dicono i sondaggi sul consenso del governo Conte?



A gennaio 2019, l’Istituto Cattaneo – un ente privato di ricerca economica e sociale – ha pubblicato il rapporto Lo strano caso del consenso del governo Conte, che analizza il consenso dei partiti di maggioranza e opposizione in termini di intenzioni di voto.



A sei mesi dal suo insediamento, i partiti che sostenevano il governo italiano avevano guadagnato gradimento nell’elettorato, posizionandosi al secondo posto in Europa per popolarità e preceduti solamente dalla situazione di Malta. Ma da gennaio qualcosa è cambiato.



In primo luogo, il governo ha perso un po’ di consenso, pur restando ben sopra la maggioranza, a causa del calo nei sondaggi del Movimento 5 stelle.



A inizio anno, Lega e M5s messi insieme potevano vantare il 58 per cento circa delle intenzioni di voto degli italiani. Al 5 aprile 2019 (tre giorni prima della dichiarazione di Tria), secondo la supermedia realizzata da Youtrend – che include le intenzioni di voto raccolte da otto istituti diversi – i due partiti di governo erano invece scesi al 53,6 per cento: il 32,1 per cento degli intervistati oggi voterebbe Lega e il 21,5 per cento il M5s.



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Grafico: Andamento nei sondaggi dei principali partiti italiani negli ultimi sei mesi – Fonte: Polls of Polls



In secondo luogo, alcuni esecutivi europei che a gennaio 2019 erano meno popolari del governo Conte, oggi lo hanno sorpassato, almeno se si guardano le intenzioni di voto per le prossime elezioni europee elaborate dalla rivista Politico.



È il caso del governo austriaco (che può vantare su oltre il 58 per cento dei consensi, suddivisi tra il Partito della libertà austriaco e il Partito popolare austriaco), del governo ungherese (54,3 per cento dei consensi) e quello maltese (63 per cento dei consensi).



Il verdetto



Giovanni Tria ha detto che il governo italiano gode di un sostegno elettorale e parlamentare unico in Europa: nessun altro esecutivo vanterebbe un simile livello di consenso.



Il ministro dell’Economia e Finanze esagera però in entrambi i casi. Da un lato, almeno sei governi in carica godono di un supporto parlamentare più alto di Lega e M5s, tra cui quelli di Francia e Austria. Dall’altro lato, per quanto riguarda il consenso nazionale degli elettori, negli ultimi mesi l’Italia è stata sorpassata da Austria e Ungheria, con Malta ancora in testa. Il governo Conte resta comunque nelle prime posizioni: in conclusione, Tria merita un “Nì”.





[1] In Austria il presidente federale viene eletto con suffragio diretto e può essere di un partito diverso da quello di governo. I suoi poteri non sono di natura esecutiva e assomigliano a quelli di un presidente della Repubblica in un sistema parlamentare.