Sembrava un tranquillo giovedì di inizio luglio, quando l’assistant director del dipartimento Europa del Fondo Monetario Internazionale, tale Kenneth Kang, ha avuto la malaugurata idea di esortare l’Italia a mantenere l’imposta sulla prima casa e “rivedere il sistema catastale per andare nella direzione di un sistema più equo e giusto”. Commento ripreso poco tempo dopo dal ministro dell’Economia Saccomanni, il quale ha risposto con un diplomatico “certamente terremo conto dell’opinione del Fmi” per chiudere la giornata con l’olimpionica calma con la quale era iniziata.
Ed invece, apriti cielo. Dalla sponda Pdl si è scatenato un vespaio di polemiche per quella apparente sconfessione di una delle bandiere del centrodestra – l’abolizione dell’Imu: la self-proclaimed “pitonessa” Santanchè è arrivata a definirlo “un attentato della nostra sovranità nazionale”, Alfano twittava “sull’Imu non accetteremo consiglio Fmi” e Gasparri, sempre via Twitter, rispondeva minaccioso – “Bene Alfano. Via Imu e museruola al Fmi”. Alla fine è intervenuto il premier Enrico Letta a ricordare qual è la posizione dell’esecutivo sull’Imu.
Nel suo discorso di insediamento alla Camera Letta diceva: “bisogna superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa: intanto con lo stop ai pagamenti di giugno per dare il tempo a governo e parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti”.
Cosa voglia dire esattamente “superare” l’Imu resta da vedere. Intanto Letta incassa un “Vero” facile facile.