Partiamo con una precisazione: l’Ocsa non esiste. L’organizzazione a cui Grillo tenta di riferirsi è l’Ocse (Oecd in inglese), ovvero l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Organization for Economic Cooperation and Development). Proseguiamo con un’altra correzione: l’Ocse è composta da 34 membri e non solamente europei: vi fanno parte anche Australia, Canada, Cile, Israele, Giappone, Corea, Messico, Nuova Zelanda, Turchia e Stati Uniti.
Premesso ciò, vediamo se siamo davvero messi così male come afferma il leader del Movimento 5 Stelle. Per farlo, ci serviamo del rapporto “Education at Glance 2013” dell’Ocse, relativo all’anno 2011. Cominciamo con il numero dei diplomati (pagina 32 del rapporto, oppure a questo link potete scaricare la cartella excel con i dati) dove già incappiamo nel primo dato scorretto: non siamo certo sul podio, ma sia che si considerino gli uomini sia che si considerino le donne, l’Italia non è all’ultimo posto della classifica, né l’ultima in Europa; peggio di noi, infatti, si posizionano Spagna, Portogallo, Turchia, Brasile e Messico.
Non siamo esattamente gli ultimi nemmeno per quanto riguarda il numero di laureati (pagina 26 del rapporto Ocse). Di sicuro non occupiamo l’ultimo gradino della classifica generale, e se non consideriamo l’Ue ma guardiamo all’Europa come continente, la Turchia si posiziona sotto di noi. Grillo ha invece ragione se guardiamo ai Paesi Mmembri dell’Ue: in questo caso, siamo tristemente il fanalino di coda.
Parlando di Europa, però, è più opportuno utilizzare i dati di Eurostat, che include anche Paesi non considerati dalla classifica dell’Ocse. Ebbene, cambiano i dati ma lo scenario resta invariato: come si può vedere nei grafici sottostanti, non siamo i peggiori per quanto concerne il numero dei diplomati:
Tuttavia, cadiamo tristemente in basso circa il numero dei laureati (per comodità dei lettori abbiamo raccolto i dati in un’unica cartella excel consultabile attraverso questo link).
Procedendo con il factchecking della dichiarazione di Grillo, quando il leader pentastellato parla dei 7 Italiani su 10 che hanno hanno difficoltà a capire un discorso se leggermente complicato, fa probabilmente riferimento al “Rapporto Ocse Skills Outlook 2013: First Results From the Survey of Adult Skills”. A pagina 70, infatti, vediamo che l’Italia si posiziona sul fondo della classifica, insieme alla Spagna. Tale valore è calcolato sulla base dei risultati raggiunti in test di difficoltà differente e, come esemplificato visivamente nel grafico a pagina 63, lo spartiacque tra competenze basilari e competenze avanzate si colloca tra il livello 2 e 3. Qui Grillo ha ragione: il 71,7 percento degli italiani è in grado solamente di comprendere testi poco impegnativi caratterizzati da un lessico basico (vedi pagina 65).
Successivamente, Beppe Grillo invita a vedere i dati sulla velocità della rete: invito raccolto. Per verificare questo dato ci siamo forniti di un’elaborazione effettuata da un’organizzazione indipendente, Ookla, sulla base dei risultati del sito speedtest.net – un sito internet che permette agli utenti di misurare la velocità della loro connessione ad internet. Premettiamo che in questo caso risulta un po’ difficile verificare quanto detto da Grillo, in quanto prima dice una cosa e poi il suo esatto opposto. Per il momento precisiamo che il Rwanda ci batte di due misure, classificandosi al novantesimo posto.
Ma siccome la velocità è nulla senza controllo, bisogna considerare l’utilizzo di internet, e per farlo cominciamo dall’analisi dei dati Istat. Ebbene, vediamo che in Italia la penetrazione di internet tra le famiglie italiane supera il 55 percento. La percentuale di giovani che utilizza internet si avvicina a quella citata da Grillo: infatti, oltre l’85 percento delle fasce 15-17, 18-19 e 20-24 anni utilizza internet. Ma sarà vero che il 60 percento degli adulti non naviga in rete? Innanzitutto va precisato che cosa si intenda con il termine adulti. Se per il diritto l’età adulta comincia con il compimento della maggiore età, in ambito psicologico questo concetto è più labile. Semplificando, corrisponde alla fase posteriore all’adolescenza in cui l’individuo acquisisce piena autonomia, senso di responsabilità e capacità di decidere in maniera indipendente (definizione Treccani). Ai fini di quest’analisi facciamo cominciare l’età adulta dai 25 anni; secondo Eurostat, solo il 31 percento degli italiani nella fascia 25-64 non ha mai utilizzato internet (all’opposto, quindi, il 69 percento lo utilizza o lo ha utilizzato in passato). Questo valore sale al 77 percento se consideriamo la fascia 65-74 e addirittura al 94 percento per gli over 75.
Vediamo ora di tirare le somme di questo lungo excursus tra le performance educative e tecnologiche del Belpaese. L’Ocse non è composta da 24 Paesi, non è vero che abbiamo il più basso numero di diplomati e non è vero neppure che il 60 percento degli adulti non naviga in internet. Grillo, però, ha ragione per quanto riguarda il numero di laureati e la percentuale di giovani che utilizza la rete. Inoltre, non si può negare che non brilliamo per competenze intellettuali base. Se tutto questo gli risparmia la “Panzana”, sottolineando l’imprecisione nel citare il dato sul Rwanda,non possiamo salire oltre il “Ni”.