Ormai re della comunicazione web, Grillo si lamenta della poca apertura del sistema fiscale italiano nei confronti del digitale, e lo fa attraverso un paragone con i giornali su carta. Vediamo se il leader a cinque stelle sta dicendo la verità.



Partiamo dai giornali cartacei. L’Iva è una tassa che normalmente viene applicata in diverse fasi (plurifase), gravando sul consumatore finale (contribuente di fatto) nonostante gli adempimenti siano responsabilità di diversi consumatori intermedi, titolari, appunto, di partita Iva. Ad ogni passaggio intermedio del prodotto (distributore, commerciante…) l’Iva viene pagata dai diversi attori in base all’incremento di valore che il bene subisce nel processo. Alla fine il consumatore finale paga un prezzo che è maggiorato del valore dell’Iva.



Ci sono però alcuni casi in cui si parla di Iva ‘monofase’ (lettera c art 74 del Dpr 633/72): qui gli adempimenti dell’Iva sono in capo ad un solo soggetto – ovvero il primo soggetto del processo di produzione o commercializzazione – e il consumatore finale resta sempre il ‘contribuente di fatto’.



Un tipo di Iva monofase è il regime editoriale, in cui solo l’editore è passivo di imposta, anche se poi l’ammontare della tassa grava comunque sul consumatore finale. L’editore è quindi l’unico attore che deve adempiere al pagamento, mentre i soggetti intermedi, come distributori o commercianti, non pagano l’imposta.



L’aliquota per tutti i prodotti editoriali (eccezion fatta per le pubblicazioni pornografiche o cataloghi non di informazione libraria, come introdotto dal Dlgs 2/9/1997 n. 313, articolo 6), per l’acquisto della carta e delle prestazioni relative al prodotto editoriale, è pari al 4% (Dpr 633/72, tabella A, parte II, n. 18 e 35), come dice correttamente Grillo.



Vediamo invece quale è la situazione degli e-book e contenuti digitali. Attualmente in base alla Dpr 633/72 gli e-book, considerati prodotti tecnologici, sono tassati con l’aliquota ordinaria, pari al 22%. Ricordiamo che in questo contesto Grillo sta parlando a giornalisti stranieri e sembra sottolineare che in Italia la situazione sia diversa dai loro Paesi. In realtà questa linea arriva anche dalla stessa Unione Europea, che nel 2013 si è espressa, ad esempio, contro la decisione di Francia e Lussemburgo di abbassare l’Iva sugli ebook. Qui trovate un riassunto dell’Iva (Vat in inglese) nei vari Paesi europei.







Guardando i dati riportati in tabella (pag. 19), sui livelli di Iva per gli e-book nei vari Paesi, non sembrano esserci situazioni particolarmente diverse da quella Italiana, ad eccezione di Francia e Lussemburgo, appunto, le quali però sono già state riferite alla Corte di Giustizia Europea proprio per questo. Rimuovendo questi due Stati, vediamo che l’Iva è in media pari al 21.8% nei restanti 26, con picchi in l’Ungheria con un tasso del 27%.



Grillo cita quindi correttamente i dati, distorcendo in parte la posizione dell’Italia, che risulta in realtà perfettamente inserita in quello che è il contesto europeo. “C’eri quasi”!