Con la crisi finanziaria, gli organismi internazionali hanno aumentato le loro pressioni su tutti i cosiddetti paradisi fiscali, ossia i Paesi, come la Svizzera, che applicano tassazioni molto favorevoli sulle attività economiche e finanziarie. In questa dichiarazione, Alfano fa riferimento ad un potenziale accordo fiscale tra Italia e Svizzera e afferma, a ragione, che il nostro non rappresenterebbe un caso isolato. Gran Bretagna e Austria hanno, infatti, già sottoscritto lo stesso tipo di accordo; la prima nell’autunno 2011 e la seconda nell’aprile 2012. L’accordo, che può essere paragonato ad un condono, disciplina la regolarizzazione di averi non dichiarati nel passato e la tassazione di futuri redditi da capitale. Le convenzioni prevedono la possibilità di tassare a posteriori i valori patrimoniali che le persone domiciliate in Austria o Gran Bretagna detengono su conti bancari in Svizzera. I futuri redditi e utili da capitale saranno assoggettati a un’imposta alla fonte. L’ammontare delle aliquote fiscali è, quindi, calcolato in base alle aliquote di Gran Bretagna e Austria.



Per quanto riguarda la Germania, la situazione è diversa rispetto a quanto affermato da Alfano. Come informa il sito del Dipartimento federale delle finanze (DFF) svizzero, l’accordo è stato bocciato dal Bundesrat (la Camera dei Lander), dopo l’approvazione iniziale del Bundestag. La commissione d’arbitrato stabilita dal governo per resuscitare l’accordo, ha posto l’ultimo “no” nel dicembre 2012, due mesi prima della dichiarazione di Alfano, che in questo caso non dice il vero riguardo alla situazione tedesca: “Ni”.