Monti ha accettato l’incarico di Presidente del Consiglio il 16 novembre 2011, quando lo spread era a 519 punti base. Da quel momento l’andamento del differenziale tra i Bund tedeschi ed i BTP è stato effettivamente altalenante. Nonostante la discesa fino a quota 368 avvenuta lo scorso 6 dicembre (il giorno successivo alla prima manovra Monti), lo spread ha raggiunto un nuovo picco dopo Natale (531 il 9 gennaio), calando poi in maniera sostanziale fino a raggiungere quota 278 il 19 marzo 2012, per poi ritornare a salire fino a quota 536 (il livello più alto registrato durante il governo Monti) il 24 luglio. Il celebre discorso (“whatever it takes”), a cui fa riferimento Berlusconi in questa dichiarazione, è stato pronunciato da Draghi il 26 luglio a Francoforte e coincide con una flessione della curva dello spread sotto i 400 punti. Per quanto le parole del governatore della Bce siano da considerarsi determinanti per il contenimento delle paure dei mercati rispetto ad un possibile ricorso dell’Italia al fondo Salva-Stati, non si tratta certo dell’unico episodio di calo dello spread a cui abbiamo assistito da novembre 2011. In 10 mesi di governo Monti, lo spread è diminuito in almeno altre due occasioni oltre all’episodio del discorso di Draghi. Berlusconi ha quindi ragione nel definire lo spread “sull’ottovolante per mesi”, ed anche il valore 536 punti base il 25 luglio è corretto. Ma l’ex Presidente del Consiglio ha torto nel dire che solo dopo il discorso di Draghi lo spread è calato. Verdetto: “Nì”.
Tutti i dati citati in questa analisi sono dati Bloomberg, potete vedere con i vostri occhi l’andamento dello spread dal 2007 ad oggi sul loro sito.