Che l’Italia sia il Paese dall’enorme ricchezza privata è una convinzione di molti dei nostri politici, soprattutto da quando Roma è piombata, nell’agosto del 2011, nell’occhio della crisi del debito sovrano. Da Tremonti, fino a certi articoli – conditi da un po’ di invidia – comparsi sulla stampa tedesca, si sostiene che le famiglie italiane siedano su un patrimonio inestimabile di ricchezza finanziaria ed immobiliare. Un tesoro talmente vasto da aver scatenato innumerevoli dibattiti sull’introduzione di imposte di tipo patrimoniale, fino ad arrivare all’introduzione dell’Imu sulla prima casa sotto il governo Monti e le sue innumerevoli mutazioni volute dagli esecutivi successivi.
Renzi è solo l’ultimo dei politici ad aver citato questo dato. E’ arrivato il momento di verificare se corrisponde alla verità. Siamo veramente così ricchi rispetto agli altri Paesi europei?
I dati di Bankitalia
Uno studio esaustivo sull’argomento l’ha condotto Bankitalia. Il dossier “La ricchezza delle Famiglie Italiane” dà infatti le seguenti cifre:
8.542 miliardi di euro di ricchezza netta nel 2012, ovvero attività finanziarie (titoli e partecipazioni in società di capitali, depositi bancari, contante, altre forme di risparmio) + attività reali (abitazioni, fabbricati non residenziali) – passività finanziarie (mutui e altre forme di indebitamento). 5,45 volte il Pil italiano in quell’anno.
Un patrimonio in crescita costante dal 1995 al 2008 – quando ha raggiunto un picco di 9.400 miliardi di euro (in prezzi 2012) – per poi cominciare ad erodersi per via degli effetti della crisi economica (Tavola 1A a pagina 27 del pdf).
Per quanto sia esaustivo a livello italiano, però, l’analisi di Bankitalia non fornisce stime complete relative alla ricchezza privata in altri Paesi del mondo; a questo ci pensa un enorme studio a cura degli analisti dell’istituto di ricerca di Credit Suisse.
Italiani Paperoni d’Europa
L’analisi sui dati non sbaglia. Sui 27 Paesi membri dell’Unione Europea, l’Italia si trova al primo posto con un rapporto ricchezza netta/Pil pari a 5,75 punti (leggermente diverso dal dato di Bankitalia). La Francia e il Regno Unito, rispettivamente al secondo e terzo posto, seguono a larga distanza con un rapporto di 5,19 e 4,70 punti.
Insomma, il Premier sembra averci azzeccato, anche se non specifica che stava probabilmente rapportando il dato con il Pil, piuttosto che prenderlo nel suo valore assoluto. “C’eri Quasi”.