Secondo il rapporto “Scenari industriali“, pubblicato nel giugno 2013 dal Centro Studi Confindustria – importante punto di riferimento sullo stato dell’industria italiana – il nostro Paese è settimo nella classifica della produzione manifatturiera mondiale e secondo in Europa, dopo la Germania (tabella a pagina 44).
Veniamo alla seconda parte della dichiarazione. L’avanzo primario è la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato, esclusi gli interessi da pagare sul debito. In realtà, su questo indicatore l’Italia è prima in Europa. Secondo le previsioni economiche della Commissione Europea (tabella 38, pag. 152), l’Italia nel 2013 ha avuto un avanzo primario del 2,3% del Pil, battendo anche la Germania che si fermava al 2,2. Le previsioni indicano un ulteriore miglioramento nel 2014 e 2015, quando l’avanzo primario dovrebbe raggiungere il 2,7 e il 3,1% del Pil. Nel prossimo biennio soltanto la Grecia farà meglio dell’Italia. Le altre principali economie europee – Francia, Regno Unito e Spagna – si trovano invece ad avere un saldo negativo.
Il problema, per Paesi come l’Italia e la Grecia, è che l’avanzo primario viene poi eroso dalla spesa sugli interessi. Come mostra lo stesso documento (tabella 37, pag. 152), l’Italia tra il 2013 e il 2015 spende il 5,3% del Pil in interessi sul debito. La Grecia invece oscilla tra il 4,2 e il 5,1% del Pil. La Germania in questo triennio spende in media solo il 2,2% del proprio Pil, mentre la Francia il 2,4.
Tirando le somme, Renzi dice correttamente che l’Italia è la seconda potenza manifatturiera del continente mentre sull’avanzo primario le cose stanno anche meglio di quanto affermato dal premier: “Vero”.