Non sono state poche le polemiche legate all’allarme del consolato Usa sull’aumento della criminalità di strada a Milano, tanto da spingere il neo-eletto presidente della Regione a presentare cifre spaventose sull’aumento della delinquenza nel capoluogo lombardo.


Partiamo dall’ultima parte della dichiarazione. Stando alle statistiche della Polizia di Stato (aggiornate a maggio 2012), sul primo quadrimestre del 2011 e il primo quadrimestre 2012, il tasso di delitti commessi a Milano è complessivamente diminuito del 3,9% – si è passati da un numero di 31.741 a 30.504 episodi violenti. Tra questi sono cresciute le violenze sessuali (45,8%), le rapine (16.9%), le truffe e le frodi informatiche (22.5%), le associazioni per delinquere (300%), i delitti legati agli stupefacenti (12.7%) e lo sfruttamento della prostituzione e pornografia (52,6%). Quali di questi rientrà però nella categoria “crimini di strada”? 


Secondo un comunicato stampa della Polizia di Stato, i crimini di strada sono quei crimini collegati alle seguenti categorie: spaccio di sostanze stupefacenti, immigrazione clandestina, rapine, scippi, furti e stupri. Analizzando i dati disponibili per le categorie menzionate dalla Polizia di Stato risulta che nel primo quadrimestre del 2011 era 20.608 il totale dei delitti commessi per queste categorie, contro i 20.388 del primo quadrimestre del 2012: una diminuzione del 1,07%. Su questo fronte non possiamo quindi che bocciare il leader della Lega: anche se leggermente, non solo i crimini di strada, ma anche i crimini in generale sono diminuiti dal primo quadrimestre 2011 al primo quadrimestre 2012. 


Vediamo ora se Milano era più sicura nel triennio in cui Maroni era ministro dell’Interno (dal 2008 al 2011), quando era in vigore il Patto per la Sicurezza  introdotto nel maggio 2007 (l’allora ministro dell’Interno era Giuliano Amato). 


In mancanza di dati disponibili dalla questura di Milano per il 2008 e 2009, ci affidiamo ai dati del Ministero dell’Interno, che presenta una suddivisione dei delitti leggermente diversa da quella della Polizia di Stato.  Per ottenere il totale dei delitti definiti “di strada”, abbiamo calcolato il totale dei furti (sottraendo i furti in abitazione e quelli avvenuti in esercizi commerciali per coerenza con la tipologia di reati in oggetto), delle violenze sessuali, delle rapine e delitti connessi alla produzione, al traffico e allo spaccio di stupefacenti. Nel 2008 il totale era di 152.179 delitti (pp.88, 93), nel 2009 era 146.003 (pp.93, 98) e nel 2010 era 140.955 (pp. 21,27). Notiamo, quindi, una diminuzione costante, come affermato dall’ex ministro. 


Sebbene non precisi in che modo, non possiamo dire che Maroni menta quando afferma di aver praticato un forte investimento sulla sicurezza. Maroni non è infatti direttamente responsabile per i “patti territoriali per la sicurezza”, introdotti dalla legislatura precedente, quando il ministro dell’Interno era, appunto, Giuliano Amato. I patti, stipulati tra il ministro dell’Interno e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, nascono dalla necessità di una maggiore coordinazione per assicurare un livello piu elevato di risposta alla domanda di sicurezza. Maroni, invece, durante i tre anni a capo del Ministero dell’Interno, ha passato il tanto discusso “pacchetto sicurezza”, che, con il decreto legge del 23 maggio 2008, n. 92 -convertito con modificazioni dalla legge del 24 luglio 2008, n. 125 – estende i patti per la sicurezza anche ai piccoli Comuni (per saperne di più, leggi qui).  Alcune delle norme incluse nel pacchetto, come indica Maroni, sono state bocciate dalla Consulta nel 2011, che ha giudicato illeggittima la norma che permette ai sindaci, in quanto ufficiali del governo, di adottare provvedimenti “a contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato” per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano la sicurezza urbana anche fuori dai casi di “contingibilità e urgenza”. Lasciamo al lettore la facoltà di decidere se questo sia avvenuto per “furia ideologica”. 


Maroni presenta una situazione non distante dalla realtà quando parla della situazione del crimine milanese durante il governo di cui era ministro. L’aumento del 47% dei crimini di strada tra il primo quadrimestre del 2011 e il primo quadrimestre del 2012 va però considerato come una notevole esagerazione, specialmente considerando che c’è stata una – seppur lieve- riduzione nel numero dei crimini. “Nì”.