Enrico Letta, nel chiedere la fiducia al suo governo, ci tiene a far notare che l’esecutivo ha dato un segnale forte nella direzione della riduzione dei costi della politica con l’eliminazione del doppio stipendio dei membri del governo eletti al parlamento, mantenendo la promessa fatta al momento dell’insediamento.



Nel discorso del 29 aprile con cui chiedeva la fiducia al parlamento, Letta aveva presentato i punti del suo programma di governo. Mentre illustrava i suoi impegni per riformare la politica aveva detto: “[…] il primo atto del governo sarà quello di eliminare con una norma d’urgenza lo stipendio dei ministri parlamentari che esiste da sempre in aggiunta alla loro indennità”. Per ascoltare la parte del discorso in cui pronuncia queste parole clicca qui.



Il decreto legge del 21 maggio scorso (art. 3), convertito in legge a luglio, ha previsto che i membri del parlamento che assumono funzioni di Presidente del Consiglio, ministro o sottosegretario, non possano cumulare lo stipendio per tali funzioni con le indennità spettanti ai parlamentari o ai dipendenti pubblici. Come si vede nel testo coordinato di legge – testo in grassetto – in sede di conversione sono state apportate alcune modifiche all’articolo 3, tra cui l’aggiunta della funzione di viceministro alla lista.



Quanto esposto è sufficiente per provare che il governo Letta, almeno rispetto all’eliminazione del doppio stipendio, ha fatto quanto promesso. Inoltre è interessante sottolineare che ciò è stato fatto secondo le modalità promesse, ossia con una norma d’urgenza (decreto legge); dalla pagina in cui sono elencati i provvedimenti adottati dal governo dal suo insediamento, è possibile vedere come il decreto in questione sia uno dei primi atti del governo, e il primo vero atto d’indirizzo politico. Pagella premia Letta con un “Vero”!