In tempi di arrivi massicci di immigrati via mare ognuno dice la sua, compreso Salvini che fa un po’ di confusione sul delicato tema dei rifugiati politici. In un aspro dibattito con il giornalista Davide Parenzo, il segretario della Lega Nord sembra sostenere che, tra tutti i richiedenti di status di rifugiato politico, solo il 15% vede soddisfatta la propria richiesta. Il rimanente 85%, a suo dire, ricadrebbe invece all’interno della definizione di immigrato clandestino.



Se fosse questa l’interpretazione da dare (e ci sembra che sia proprio così, ascoltando e riascoltando la frase anche all’interno della conversazione) non potremmo far altro che smentire sonoramente l’affermazione di Salvini.



Incominciamo innanzitutto con un po’ di definizioni. Lo status di rifugiato politico è riconosciuto a chiunque che, “nel timore fondato di essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza ad un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”.



L’onere della prova di persecuzione ricade sul richiedente, ma una volta ottenuto l’asilo il permesso di soggiorno è di durata quinquennale, rinnovabile senza un’ulteriore verifica delle condizioni. Tocca ad apposite commissioni territoriali verificare che i fatti sussistano e che il richiedente meriti, a tutti gli effetti, il riconoscimento dello status di rifugiato.



Per chi non fosse in grado di produrre le prove di persecuzione come elencate nel virgolettato sono previste ulteriori forme di protezione internazionale, che consentirebbero comunque all’individuo di ottenere il permesso di soggiorno:



protezione sussidiaria: prevista per il “cittadino di un Paese terzo o apolide che non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel Paese di origine (o nel Paese di domicilio se apolide), correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno”.



Questa tipologia di protezione garantisce un permesso di soggiorno di durata triennale, rinnovabile finché permangano le condizioni che hanno determinato l’assegnazione dello status.



Protezione umanitaria: prevista per il cittadino il cui rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno non possono essere adottati se ricorrono “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano”. Insomma, individui in fuga da condizioni di guerra o di severa epidemia, per esempio. Questo status riconosce l’assegnazione di un permesso di soggiorno di durata annuale, rinnovabile previa verifica delle condizioni. Secondo quanto afferma il sito del Ministero dell’Interno, è il governo a decidere, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, l’adozione e la cessazione delle misure di protezione temporanea. Tale status è stato finora riconosciuto nei confronti di cittadini albanesi, jugoslavi, somali e kossovari.



Veniamo quindi alle cifre diramate dallo stesso Ministero dell’Interno. Nel 2013 le richieste d’asilo sono state approssimativamente 23.600. Di queste, solo il 13% sono state accolte, per un totale di 3.078 persone. Al 24% è stato invece garantito lo status di protezione sussidiaria, mentre un altro 24% ha invece ottenuto la protezione umanitaria. Solo il 29% delle richieste, ovvero più o meno 6.800 persone, sono state rifiutate. Sono questi gli individui che ottengono lo status di “irregolare”, al quale non viene concesso il permesso di soggiorno (che deve quindi lasciare il Paese nei tempi stabiliti), ai quali si potrebbe aggiungere il 10% di “irreperibili”.



Decisamente una lettura sbagliata dei dati da parte del segretario della Lega. E’ infatti abbastanza vicino alla cifra degli individui a cui viene riconosciuto lo status di rifugiato (13 piuttosto che 15%) ma esagera grossolanamente sul numero di “irregolari” (più vicino al 30% che all’85%). Ci sembra il caso di assegnargli un “Pinocchio andante”.