Il downgrading di Moody’s a cui si riferisce Letta è quello del 13 luglio 2012, da A3 a Baa2. Il documento completo presentato dall’agenzia di rating americana si può consultare seguendo questo link.


Moody’s giustifica la scelta basandosi su due fattori principali:


1. il probabile aumento dei costi di rifinanziamento del debito causato dalle incertezze dovute alla ridotta fiducia dei mercati, l’aumentato rischio di contagio in seguito alle difficoltà della Grecia e della Spagna e la riduzione degli investimenti esteri.


2. il peggioramento dell’outlook economico nel breve termine, manifestatosi in minore crescita e maggiore disoccupazione.


Come si può notare, non viene menzionata la preoccupazione per il dopo-Monti. Letta non si è inventato di sana pianta questa considerazione, tuttavia nel giudizio di Moody’s appare meno centrale di quanto non voglia far sembrare il vicesegretario del Pd. Certo, Moody’s menziona come il governo attuale abbia mostrato un “forte impegno nell’adempiere le riforme strutturali e nel perseguire il consolidamento fiscale”, e come questo abbia in parte frenato la revisione al ribasso del rating. Inoltre il report spiega come il “clima politico, particolarmente con l’avvicinarsi delle elezioni in primavera del 2013” sia una fonte di rischio perchè potrebbe rendere difficoltosa l’implementazione delle riforme necessarie. Tuttavia, Letta sembra dare troppo risalto a questo aspetto, semplificando l’analisi fatta dall’agenzia di rating e non menzionando fattori che Moody’s ha classificato come fondamentali per il downgrading.