In trasmissione da Fabio Fazio Salvini affronta il tema terrorismo in seguito agli eventi di Parigi, creando un legame tenue tra la provenienza dei terroristi, l’Arabia Saudita e le leggi che regolano la guida nel Paese.
Dietro al divieto
Come spiega quest’articolo dell’Ong internazionale Human Rights Watch, il divieto informale di guida per le donne in Arabia Saudita è diventato una politica ufficiale nel 1990. Durante la guerra del Golfo, alle soldatesse americane era concesso guidare nelle basi militari in Arabia Saudita, il che scatenò una protesta da parte delle donne saudite che chiedevano lo stesso diritto. La risposta fu il loro arresto, sospensione dal lavoro, ed una fatwa rilasciata dal Gran Mufti contro le donne al volante, giustificata dalla “tentazione” ed il “caos sociale” che risulterebbe dal permettere alle donne di guidare. Secondo Human Rights Watch, l’editto religioso fu confermato dall’allora ministro dell’Interno – il Principe Nayef – attraverso l’emissione di un decreto. Stando invece al giornale inglese Guardian, la situazione legale sarebbe meno chiara: i difensori del divieto riterrebbero l’editto religioso e le parole di chi è al potere sufficienti per giustificare le misure, mentre altri ritengono che non ci siano elementi nell’Islam che giustificherebbero il divieto. Non esisterebbe dunque un vero e proprio editto reale a riguardo. Vi è però un consenso in virtù del quale questo divieto non è basato su un’unica legge che proibisce esplicitamente la guida alle donne.
Le proteste
Negli ultimi anni diverse donne hanno tentato di sfidare la legge. Nel 2011, ispirate dalla primavera araba, un gruppo di donne saudite creò la campagna su Facebook “Women2Drive“, invitando tutte le donne saudite a prendere il volante il 17 giugno. Avrebbero partecipato in circa trenta o quaranta e, sebbene non ci siano state conseguenze immediate, una donna che decise di guidare anche il mese dopo, nel luglio 2011, fu condannata ad essere frustata. Tale sentenza venne poi revocata grazie all’intervento del recentemente scomparso Re Abdullah.
Una protesta simile è avvenuta il 26 ottobre 2013 da cui è nato il sito web che ne ricorda la data (oct26driving.com) per raccogliere firme in favore dell’abolizione del divieto, e per difendere quelle donne – come nel caso recente di Loujain Al Hathloul and Maysaa Al Amoudiche – che sono state arrestate per averlo sfidato.
Le riforme
Nel novembre 2014, il consiglio consultivo del Re Abdullah si è pronunciato sul divieto, mostrandosi a favore di un rilassamento delle regole che permetterebbe alle donne che hanno compiuto trent’anni di età di guidare, seppur con delle restrizioni che includono il coprifuoco. Nessuna misura concreta a riguardo è stata però adottata ad oggi.
Il verdetto
Salvini punta il dito contro una pratica a dir poco retrograda, e lo fa citando correttamente l’unico esempio al mondo dove questa è ancora in atto: “Vero”.