Con il decreto legge 28.12.2013 n°149, G.U. 28.12.2013 il governo Letta ha provveduto ad abolire il rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e i contributi pubblici erogati per l’attività politica a partire dal 2017, riducendoli del 25% ogni anno fino ad arrivare a zero tra quattro anni (articolo 14, comma 1 e 2, e p. 48 di questo documento del Senato).



E’ vero, quindi, che il decreto abolisce il finanziamento pubblico in termini di rimborsi e soprattutto di contributi pubblici; tuttavia sono introdotte alcune forme di agevolazione fiscale per i partiti.



La prima è la possibilità per ciascun contribuente di destinare il 2×1000 a favore di un partito politico che si sia dotato di statuto. Inoltre, il decreto stabilisce la detraibilità delle erogazioni liberali in denaro in favore dei partiti politici, per una quota del 37% per importi compresi tra 30 e 20.000 euro annui e del 26% per importi compresi tra 20.001 e 70.000 euro annui. Il decreto contiene anche altre norme relative alle condizioni che determinano l’eleggibilità dei partiti a questi benefici e alla parità di genere.



Secondo il professor Perotti su Lavoce.info, queste agevolazioni produrranno comunque dei fondi che arrivano da tutti i contribuenti. Come esemplifica lo stesso Perotti, se lo Stato raccoglieva 10.000 euro in tasse per pagare sanità e pensioni, e ora un contribuente destina 1 euro a un partito attraverso il 2 per mille, tutti i contribuenti nel loro complesso dovranno pagare 1 euro di tasse in più per continuare a pagare pensioni e sanità.



La tabella sottostante riporta i tre scenari delineati sulla base delle previsioni fatte dal governo sul 2 per mille e sulle detrazioni: uno prudenziale in cui il totale dei soldi ricevuti dai partiti è di 28 milioni di euro fino a quello normale di 61 milioni di euro. Si tratterebbe comunque di un valore minore dei 91 milioni cui avevano diritto i partiti con la vecchia legislazione, anche se non irrisorio.



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Tuttavia, è giusto notare che molti Paesi che non prevedono finanziamento pubblico ai partiti in maniera regolare (i Paesi in rosso e in verde nella cartina a questo link) permettono agevolazioni fiscali come quelle inserite nel nuovo decreto. I Paesi in cui non esistono forme di agevolazioni e benefici fiscali a favore dei partiti politici sono indicati in quest’altra cartina (riportata qui sotto) colorati di rosso mentre tutti gli altri colori (64 Paesi) indicano qualche forma di agevolazione (per maggiori dettagli si veda il link).






Concludendo: è vero che il decreto ha eliminato il finanziamento pubblico in termini di rimborsi e soprattutto di contributi pubblici ma, come spiegato dal prof. Perotti, i partiti continueranno a pesare in un certo senso sui contribuenti, “C’eri quasi”!