Sul suo sito personale, Renato Brunetta riprende le parole di Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (un organismo indipendente istituito nel 2014 per aumentare i controlli e la trasparenza delle finanze pubbliche). Secondo Brunetta, Pisauro “stronca i sogni di gloria di Matteo Renzi” e noi, da bravi fact.-checker verifichiamo se ha ragione e cerchiamo di capire chi e cosa ha influito sull’aumento del Pil registrato nel II trimestre del 2015.
Cos’è la variazione delle scorte?
Banalmente, la “differenza tra il valore delle entrate nel magazzino e quello delle uscite dal magazzino”. Nei conti economici nazionali che compila l’Istat questo valore si somma ai consumi finali nazionali, agli investimenti fissi lordi, agli oggetti di valore e alla differenza tra esportazioni e importazioni per ottenere il Pil a prezzi correnti.
Come varia il Pil?
La dichiarazione di Brunetta riprende quasi testualmente quanto rilasciato da Pisauro in un’intervista al Corriere della Sera “A determinare la variazione del Pil, alla fine, è la ricostituzione delle scorte cresciute moltissimo da parte delle imprese. Bisognerà vedere se le scorte saranno trasformate in fatturato”.
Guardando i dati pubblicati a inizio settembre e quelli riferito al secondo trimestre di quest’anno (aprile-giugno), constatiamo che è vero che il più grande apporto alla crescita è venuto dalla variazione delle scorte. Secondo l’Istat (prospetto 2 nel documento ‘testo integrale’) tale contributo è stato di 0,4 punti percentuali, con il concorso della domanda nazionale al netto delle scorte di 0,2 punti percentuali. Quest’ultima si divide però ulteriormente e tra le sottovoci il contributo dei consumi alla crescita è stato pari a 0,3 punti percentuali. Negativo invece il contributo della domanda estera (-0,2 p.p.).
Il verdetto
Il Pil è aumentato dello 0,7% nel II trimestre 2015 rispetto allo stesso trimestre del 2014. Il principale apporto è venuto effettivamente dalla variazione delle scorte (+0,4 p.p.) mentre al secondo posto si trovano i consumi (+0,3 p.p.). Brunetta ha ragione, anche se il contributo dell’aumento delle scorte non è lontanissimo da quello dei consumi. “Vero”