Bersani è pessimista in questo inizio 2013 e afferma che sarà “un anno molto difficile”, non solo in Italia ma anche in Europa.


Per quanto sia assai difficile fare delle previsioni economiche e considerando, quindi, la possibilità di sbagliarsi, siamo comunque andati a vedere i dati del 2013 proposti da Eurostat, Fmi (Europa e Italia) e Ocse per scoprire se dobbbiamo o meno condividere il pessismo del Segretario del Pd e, conseguentemente, prepararci ad una crescita negativa a livello europeo.



Come illustrato nella tabella, nel 2013 la recessione sicuramente continua per l’Italia (si veda anche nostra analisi qui) ma soltanto l’Ocse prevede una crescita leggermente negativa per l’area euro; per l’Eurostat e per il Fmi la crescita sarà positiva, sia nell’Unione Europea a 27 Paesi, che nell’area euro.


E se Bersani intendesse dire, magari, che il segno meno sia riferibile a più Paesi europei nel 2013 che non nel 2012? Falso pure in questo caso. I Paesi in crescita negativa – sia se consideriamo i Paesi membri dell’area euro che quelli appartenenti all’Ue – sono sempre gli stessi (Cipro, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Slovenia) e, anzi, per alcuni è previsto un tasso di crescita positivo (Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi e Regno Unito). Si vedano in proposito i dati Eurostat e Fmi (Eurozona e fuori area euro) presentati nelle tabelle.


Certamente le prospettive nazionali non sono rosee e in Europa siamo in buona compagnia, ma affermare che “il segno meno c’è anche in Europa adesso” non è propriamente corretto. Infatti, entrambe le fonti indicano che questo vale, in realtà, per una minoranza di Paesi europei (non per l’Europa nel suo complesso), e che si registrano variazioni negative tra la situazione del 2012 e le stime per il 2013. “Pinocchio andante” per Bersani.