Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha ragione: secondo questo articolo del Sole 24 Ore i circa 600 dipendenti italiani della Fnac hanno un’età compresa tra i 30 e i 35 anni e la Pinault-Printemps-Redoute (PPR, la holding proprietaria della FNAC e di marchi come Gucci, Puma e Yves Saint Laurent) ha effettivamente chiuso il 2011 con un fatturato di 12,2 miliardi (bilioni, De Magistris?) di euro. E’ anche vero che, da tempo, si vocifera la chiusura di tutti i punti vendita italiani, a causa delle prospettive negative per la Fnac (applicabili comunque a molti dei suoi competitor internazionali). Nel 2011, infatti, il suo fatturato è sceso a 4,16 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (-3,2%) e gli utili si sono dimezzati (103 milioni di Euro). Complice la crisi economica, infatti, i consumi sono diminuiti (soprattutto nel settore dell’elettronica) e le abitudini d’acquisto dei consumatori occidentali si stanno spostando verso gli acquisti on-line, senza contare la progressiva affermazione delle piattaforme di distribuzione digitale per quanto riguarda la fruizione di musica, libri e videogiochi. E’ questo il contesto che rende la Fnac un asset sempre meno appetibile per la PPR, il valore del cui titolo borsistico, secondo gli analisti, non potrebbe che giovare dalla dismissione della catena francese o dalla sua quotazione in borsa come entità separata.


Tecnicismi a parte De Magistris ha ragione: promosso con un bel “Vero”!