Ineccepibile. La Cgil e la Fiom hanno seguito la stessa linea finché la Cgil ha accettato la reintroduzione, da parte del governo, della parola “reintegro” del lavoratore. Una nota diffusa dalla Cgil il 5 Aprile recitava: “La riconquista dello strumento del “reintegro” nel caso di licenziamenti economici insussistenti è un risultato positivo che ripristina un principio di civiltà giuridica”. La Fiom è invece contraria a qualsiasi riforma dell’articolo 18.



Un altro punto di rottura è stata la revoca, da parte della Cgil, dello sciopero generale proclamato inizialmente per il 22 giugno in difesa dell’articolo 18. Il documento conclusivo dei lavori del comitato centrale della Fiom del 6 settembre recita: “la Cgil ha le maggiori responsabilità della sconfitta”. Il comunicato continua: “in questa vicenda non ha inteso dichiarare davvero battaglia contro le scelte scellerate del governo, mostrando così, su un punto decisivo della condizione dei lavoratori, la perdita totale di autonomia dal quadro politico ed in particolare dal Pd. La revoca dello sciopero generale a pochi giorni dall’approvazione definitiva in parlamento del ddl Fornero, senza peraltro nessuna contropartita, ha rappresentato l’assurdo epilogo di una gestione,da parte della maggioranza del gruppo dirigente della Cgil, inadeguata ai compiti ed assolutamente distante dal sentire comune sulle ragioni a difesa dell’art. 18 e dalla grande disponibilità alla mobilitazione che le innumerevoli iniziative di lotta hanno testimoniato.