Come spesso accade, nella volontà di spargere a destra e a manca i risultati del proprio operato, i leader politici si abbandonano all’inesattezza; ma come diceva Joubert, a volte “quando si riflette poco su ciò che si dice, la parola fluisce abbondante ma informe, e seppure ha grazie sorgive, non ha precisione”. Sante parole.
Andiamo per ordine.
Dire che la Puglia sia l’unica regione ad avere una linea sulla gestione dei beni confiscati è un affermazione non corretta e soprattutto forviante. Certo, si potrebbe discutere all’infinito sul significato che l’espressione “avere una linea” ha in questa affermazione, noi la intenderemo nel significato più ovvio e comprensibile ovvero quello di “avere una posizione ufficiale”.
Fin dall’ introduzione della legge 109/96 (ottenuta con l’impegno sensibilizzatorio di Libera, associazioni contro le mafie) la nazione intera è stata dotata di un impianto legislativo volto al riutilizzo di beni confiscati al crimine organizzato, tanto che ad oggi l’attività è stata centralizzata in un’unica agenzia. Quanto alle singole regioni italiane, è sufficiente una breve ricerca per constatare come la Puglia non sia affatto l’unica realtà di impegno e schieramento nella gestione dei beni confiscati. Citiamo, tra i molti, il caso della Regione Piemonte che con leggi regionali come la n°14 del 18 giugno 2007 (che sancisce espressamente come “la Regione […] promuove e sostiene interventi volti: […] al finanziamento degli interventi per il recupero dei beni confiscati alla criminalità mafiosa ed assegnati ai comuni […]) si è mossa concretamente in questa direzione.
Libera il bene, inizativa lodevole di cui vi inviatiamo a prendere visione sul sito di Libera, è citata dal presidente vendola come la “prima” che utilizza fondi europei per il riuso di beni confiscati alla criminalità organizzata. Occorre precisare cosa si intende per “prima”, se la prima che si approccia a questo tipo di utilizzo dei fondi europei o la prima che ha portato a compimento l’opera di utilizzo.
Nel primo caso sembra proprio che la Giunta Vendola non sia stata la firstcomer: citiamo il caso del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) implementato dalla Regione Calabria (così come da altre Regioni del sud, compresa la stessa Puglia) all’interno del Piano operativo regionale (POR) 2007-2013. Esso è finanziato da fondi di diversa provenienza ma in primis da quelli stanziati dalla Commissione Europea che con la risoluzione Decisione n. 6322 del 07/12/2007 lo ha approvato. La Calabria ha inoltre a sua volta fatto partire un progetto dal nome “beni confiscati“, sempre nel 2009. Non c’è modo di sapere chi abbia iniziato “per primo” in maniera esatta ma nel dubbio è comunque assolutamente certo che la Puglia non ha iniziato da sola.
Per quanto riguarda la seconda ipotesi, sarebbe necessario riuscire a capire quale delle realtà finanziate con fondi europei è arrivata per prima a compimento, ovvero quale progetto ha, in parole povere, “aperto per primo i battenti”. Questo non è possibile verificarlo in quanto lo stesso progetto Libera il bene non ha ancora comunicato ufficialmente date e scadenze della concreta partenza delle attività selezionate dai bandi di progetto. La mancanza di dati ci impedisce anche di valutare l’ipotesi che Vendola si riferisse con il termine “primo esempio” al successo dell’iniziativa.
Le altre iniziative sono semplicemente citate dal presidente e non messe in alcun rapporto contrastivo con altre; sono tutte corrette: OLE è arrivata alla terza edizione e la norma sul risarcimento da usura (03/04/2006 numero 7 e seguenti modificazioni) è stata effettivamente implementata mettendo al centro non solo le imprese, ma anche le famiglie.
Insomma, un po’ di esagerazione nella foga del discorso, ma se a questo aggiungiamo che Nichi ha sostanzialmente ragione quanto parla della centralità della politica della legalità e dell’antimafia nel suo Governo (si vedano il suo programma e la sua biografia, in cui evidenzia il suo ruolo anche come vicepresidente della commissione parlamentare antimafia), Vendola si guadangna bel “C’eri quasi”.
(Si ringrazia Pietro Mesturini per questa analisi)