Qualche imprecisione per Nichi Vendola. La legge che regola la procreazione assistita è effettivamente la legge n.40 del 2004, un provvedimento controverso fin dalla sua adozione, recentemente bocciato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. E qui Vendola commette un errore piuttosto diffuso: confonde la Corte di giustizia dell’Unione Europea con la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La prima ha sede a Lussemburgo, è un’istituzione dell’Unione europea, e si occupa di garantire l’osservanza e l’applicazione del diritto comunitario. La seconda invece ha sede a Strasburgo ed è volta ad assicurare il rispetto della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che vincola 47 Paesi – un numero ben maggiore ai Paesi membri dell’UE.
Ma i giudici di Strasburgo hanno davvero tacciato di crudeltà la legge 40, come sostiene il leader di Sel? Per capirlo è interessante partire dal caso: una coppia scopre soltanto dopo la nascita della prima figlia, affetta da fibrosi cistica, di essere portatori sani della malattia. In occasione della seconda gravidanza, la diagnosi prenatale rivela che il feto nascerà con la fibrosi cistica, spingendo la coppia ad abortire. I due intendono dunque ricorrere alla fecondazione assistita per effettuare la diagnosi genetica sull’embrione prima dell’impiantato (la cosiddetta PID – diagnosi preimpianto) ed essere sicuri di avere un figlio sano. Tuttavia la PID è proibita dalla legge 40. La coppia in questione lamenta pertanto la violazione dell’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che tutela il diritto alla vita privata e familiare.
La Corte ha dato ragione alla coppia: da una parte, giudicando che il desiderio di ricorrere alla procreazione assistita e alla PID per avere un bambino che non soffra di fibrosi cistica rientra tra le forme di espressione della propria vita privata e familiare e dunque nell’ambito di applicazione dell’art. 8; dall’altra, riconoscendo che l’impossibilità di procedere in questo modo per via della legge 40 rappresentava un’interferenza sproporzionata e non giustificata nell’esercizio del loro diritto.
Ma la Corte ha detto che la legge 40 è crudele? In realtà nella sentenza non è mai usato questo termine – semmai se ne denuncia “l’incoerenza”, nella parte in cui proibisce l’impianto di embrioni sani ma autorizza l’aborto di feti che mostrano i sintomi della malattia, lasciando alla coppia l’unica possibilità di iniziare una gravidanza in maniera naturale per poi interromperla nel caso in cui le diagnosi prenatali evidenzino una presenza della malattia nel feto.
Rapito dalla sua stessa retorica, Nichi Vendola ha un po’ esagerato e si porta a casa un bel Pinocchio andante!