Durante la manifestazione “Italia5Stelle” al Circo Massimo, Beppe Grillo si lancia in una dichiarazione alquanto controcorrente. La crescita tedesca nello scorso decennio sarebbe stata, secondo il leader M5S, “un disastro”.
Osserviamo i dati del Fondo Monetario Internazionale sull’andamento del Pil, nello scorso decennio, delle economie considerate “avanzate” dall’organismo internazionale. La Germania dal 2005 al 2014 è cresciuta del 13%, collocandosi al 17° posto tra le 36 economie prese in considerazione. Un valore leggermente superiore a quello citato da Grillo ma soprattutto difficilmente definibile come “disastro”, dal momento che la crescita è stata appena inferiore alla media delle economie avanzate (14%) e viziata da tassi galoppanti di economie extra-europee come Singapore, Israele, Corea del Sud e Hong Kong. Inoltre, se confrontata alla media europea (+9% in dieci anni) e ai valori delle altre big Ue (Uk +9%, Francia +7%, Spagna +3%, Italia -5%), la dichiarazione in base a cui il +13% di Pil registrato dalla Germania “vuol dire niente” appare davvero fuori luogo e priva di basi.
Nulla da eccepire, invece, nella seconda parte della dichiarazione. E’ vero che nel secondo trimestre 2014 (aprile-giugno) il Pil tedesco ha registrato una contrazione dello 0,2%. La Germania si colloca così all’undicesimo posto (a pari merito con l’Italia) tra le 13 economie dell’Eurozona, di cui Eurostat ha pubblicato i dati trimestrali (non è proprio 11° su 18 come afferma Grillo, ma comunque in fondo alla classifica disponibile).
Il leader del M5S cita dati sostanzialmente corretti ma ne fa un uso quantomeno inusuale, dimostrando di non contestualizzare i numeri. Definire “un disastro” una crescita nella media delle economie avanzate mondiali e ben al di sopra della media delle economie avanzate europee vuol dire ignorare il contesto economico circostante. “Nì”.