All’interno di una lista di dati scoraggianti, Beppe Grillo si focalizza sulla situazione drammatica della disoccupazione nel nostro Paese.
E’ vero che la disoccupazione ufficiale, resa pubblica dall’Istat il 31 maggio, era pari al 12,8% nel primo trimestre del 2013 (pari a 3.276.000 persone). E’ altresì vero che il livello è il più alto dal 1977, cioé dall’inizio delle serie storiche dell’Istat (vedi database i.stat* e grafico sotto). Prima della desolante fase attuale i picchi precedenti si erano registrati negli anni ’87-’89 e ’95-’99.
A questi disoccupati Grillo aggiunge i cosiddetti “scoraggiati”, che sarebbero l’11% degli under 25, secondo il direttore della divisione lavoro dell’Ocse, Stefano Scarpetta. Per “scoraggiati” si intende coloro che vorrebbero un lavoro ma che non lo cercano più perché non pensano di trovarlo. Nell’ultimo aggiornamento Istat – a pag. 10 – troviamo il dato relativo: sarebbero 1.363.000 gli italiani che “non cercano ma sono disponibili a lavorare”. Chiariamo che questo numero (pari al 9,5% del totale degli inattivi) non è immediatamente convertibile in una percentuale comparabile alla disoccupazione poiché i denominatori sono diversi: gli scoraggiati sono conteggiati sul totale degli “inattivi”, mentre i disoccupati rappresentano una percentuale della forza lavoro. Per capire quanti sono i disoccupati e gli scoraggiati come percentuale unica dobbiamo sommare il numero di disoccupati e scoraggiati (per un totale di 4.659.000 nel I trimestre 2013) e dividerlo per il numero di occupati, disoccupati e scoraggiati (27.042.000). Il risultato, un po’ eterodosso, sarebbe pari al 17,2% di una forza lavoro che includa anche gli scoraggiati. Grillo sbaglia a presentare il numero come percentuale ma è relativamente vicino al bersaglio.
Chiudiamo l’analisi con il tasso di disoccupazione nella fascia d’età 15-24 anni (e quindi non propriamente “i giovani disoccupati”, come ben specificato da Davide De Luca nella sua rubrica di fact checking su Il Post) che addirittura supera il 40%, raggiungendo il 41,9% nel I trimestre 2013 (valori non destagionalizzati).
Grillo dipinge un ritratto corretto della disoccupazione in Italia – salvo una leggera imprecisione nel conteggiare gli scoraggiati come percentuale – e si guadagna un triste “Vero”.
*Purtroppo il database I.stat non concede di creare un collegamento diretto con la tabella. Per visionare i dati, seguite la seguente procedura:
1) Scorrere lungo la colonna a sinistra della tabella fino a “Lavoro”,
2) Selezionare “Disoccupazione”,
3) Selezionare “Tasso di disoccupazione”