Appena un giorno dopo aver definito “un disastro” la crescita tedesca nello scorso decennio ed aver collocato la Germania all’11° posto tra i Paesi dell’Eurozona, Beppe Grillo torna sul tema modificando i parametri citati, avvicinandosi di più alla verità dei fatti.



In questo caso però fa esplicito riferimento al periodo di dieci anni che è venuto dopo le riforme del lavoro “Hartz” volute dal governo Schroeder, applicate tra il 2003 e il 2005. Secondo il comico, in seguito all’applicazione di questa riforma la crescita è stata deludente. Sulle riforme Hartz le opinioni sono contrastanti: si trovano studi a favore, pareri scettici sull’effettiva correlazione tra le riforme e l’andamento della disoccupazione, analisi che individuano altri fattori decisivi, ed altri che segnalano l’aumento nella precarietà. Ma torniamo alle parole di leader a 5 stelle.



Consultando i dati del Fondo Monetario Internazionale sulla crescita dei 18 Paesi dell’Eurozona, scopriamo che la veridicità della frase di Grillo dipende dall’anno usato come anno di partenza. Come si vede dai nostri calcoli, la Germania è all’11° posto per crescita complessiva dal 2003 al 2012 con il +13% di variazione del Pil (non 13° con il +11% come dice Grillo), anche se è davanti alle altre “big” (tant’è che la crescita complessiva dell’Eurozona è stata inferiore a quella tedesca).



E’ sufficiente slittare al periodo 2004-2013 perché la situazione cambi radicalmente e la Germania scali di 4 posizioni in classifica, arrivando fino al 6° posto per il periodo 2005-2014.



Diamo il beneficio del dubbio a Grillo, ritenendo che stia parlando del periodo successivo alle riforme Hartz la cui applicazione, pur spalmata negli anni, è iniziata nel 2003. Il dato è impreciso ma sostanzialmente corretto: “C’eri quasi”.