Il sindaco di Palermo ha ragione. Nei turbolenti mesi che precedevano la fine del governo Berlusconi, un’allarmatissima Confindustria si preparava a supplire a quelle che riteneva fossero le mancanze della politica, proponendo un manifesto in 5 punti per promuovere la crescita del Paese. Il 30 settembre i principali quotidiani riportavano infatti le frasi tuonanti dell’allora presidente dell’associazione di imprenditori, Emma Marcegaglia, la quale ammoniva: “concretezza” – della politica – “o stop al dialogo”.
Il “Progetto delle Imprese per l’Italia” conteneva – e tuttora contiene – 5 linee direttrici di intervento: spesa pubblica e riforma delle pensioni, riforma fiscale, cessioni del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia.
Sotto la voce “riforma fiscale”, a pagina 9 del manifesto, si trova proprio quanto citato da Orlando, ovvero “l’introduzione dell’obbligo, da parte delle persone fisiche, di indicare il proprio “stato patrimoniale” nella dichiarazione annuale dei redditi”, per poi “applicare, sul patrimonio netto delle persone fisiche, una imposta patrimoniale annuale”. Il tutto per un gettito stimato di 6 miliardi di euro l’anno.
Insomma, i palermitani possono per il momento dormire sonni tranquilli. Il loro sindaco non mente. “Vero”.