Che la situazione in Europa non fosse rosea già lo sapevamo, ma che anche la corazzata di Angela Merkel stesse dando i primi segni di cedimento, suona un po’ come campanello d’allarme sul quale è utile fare chiarezza. Avrà visto bene Nichi Vendola nel fare i conti in tasca agli amici tedeschi?
I dati Eurostat ci permettono di controllare. Sono, infatti, disponibili una serie di indicatori circa la situazione economica e sociale corrente nei Paesi europei. I dati sono aggiornati all’ultimo trimestre 2013, ovvero al mese di marzo. Ci è sembrato opportuno mettere in evidenza in particolare il Pil (determinato in volumi – variazione annuale e tra trimestri), il tasso di disoccupazione, la produzione industriale (volumi – variazione annuale e mensile) e i consumi (volumi – variazione annuale e trimestrale) per i singoli Paesi e per l’Ue nel suo complesso (media Eu 27 ed Eurozona). Nella tabella di seguito riportiamo i dati relativi a fine 2012-inizio 2013; in rosso i valori negativi.
Precisiamo che la consultazione completa dei dati è disponibile ai link sopraindicati – per passare dalla variazione trimestrale/mensile a quella annuale è sufficiente muoversi lungo il menù a tendina in alto a sinistra.
Come si evince dalla tabella, è vero che la situazione europea non lascia molto spazio a ottimismi: nel primo trimestre del 2013 la crescita del Pil europeo registra un valore complessivo negativo (-0,2% per l’Eurozona e -0,1% per l’Ue a 27), seppure inferiore rispetto a quello con il quale si è chiuso il 2012. Il tasso di disoccupazione è stabile, mentre la produzione industriale a marzo registra un aumento dell’1% rispetto al mese precedente, ma continua ad essere in peggioramento rispetto a quanto registrato nel 2012. Stessa situazione per i consumi, dove sono negative sia la variazione trimestrale che quella annuale.
Rispetto ai singoli Stati, sono 14 i Paesi per i quali l’ultimo dato trimestrale disponibile è negativo, e ben 18 registrano una diminuzione del proprio Pil anno su anno. Più stabile la disoccupazione (lievissimi aumenti in pochi casi), mentre la produzione industriale subisce alcune battute d’arresto soprattutto con riferimento alla variazione annuale (per un’analisi più attenta della produzione industriale europea rimandiamo a questa dichiarazione di Grillo).
La Germania, nello specifico, apre il 2013 con un valore lievemente positivo, in controtendenza con quanto registrato a fine del quarto trimestre 2012. Tuttavia, pare effettivamente che ci sia stata una riduzione, se confrontiamo il Pil del primo trimestre 2013 con quello registrato nel primo trimestre 2012: il prodotto interno è infatti diminuito del -1,4%, per la prima volta dall’inizio del 2010.
Per quanto riguarda gli altri indicatori, anche in questo caso il tasso di disoccupazione rimane costante, mentre la produzione industriale registra trend simili a quelli del Pil. Sono, difatti, positivi i valori mensili, che registrano un trend di crescita piuttosto costante, ma la produzione complessiva è in diminuzione sensibile rispetto allo stesso periodo del 2012. Non si tratta, tuttavia, di un “primo arresto” perché, al pari del resto d’Europa, la produzione industriale riscontra valori negativi già da metà 2012.
In sintesi, è vero che l’Europa soffre nel suo insieme e nei singoli Stati: per più della metà di questi, i dati del primo trimestre 2013, specialmente in rapporto all’inizio del 2012, non segnalano miglioramenti. Tornando alla dichiarazione, è vero che per la prima volta anche il colosso della Merkel registra una variazione negativa in termini di crescita. Sottolineando che le prospettive complessive a fine 2013 sono leggermente più ottimistiche rispetto alla situazione di partenza (si vedano qui le previsioni di crescita del Pil annuale), non possiamo non dare a Nichi Vendola un bel “Vero”.