Questa dichiarazione, inclusa in una nota di scuse da parte di Silvio Berlusconi in seguito alle sue affermazioni controverse su Benito Mussolini in occasione della Giornata della Memoria della Shoah, richiede un’analisi in due parti, che analizzi sia i sistemi politici dei Paesi mediorientali, sia l’effettiva applicazione di principi di democrazia e libertà.
Prima di tutto è necessario identificare cosa si intende per “Medio Oriente”. Nonostante esistano diverse interpretazioni al riguardo, possiamo fare riferimento alla definizione dell’Enciclopedia Treccani, che identifica il “Medio Oriente” con l’area geografica comprendente i Paesi africani e asiatici che si affacciano o gravitano sul Mediterraneo orientale e sul Golfo Persico. Tuttavia, come osserva l’Enciclopedia Britannica, il termine è ancora oggi dibattuto. Le democrazie “ufficiali” in Medioriente non si limitano solo a Israele, che è una repubblica parlamentare; anche la Turchia è una repubblica democratica parlamentare, mentre il Libano, le cui norme permettono la condivisione di potere tra le diverse comunità religiose del Paese, sullo schema di una democrazia “consociativa”, viene definito repubblica semi-presidenziale. Anche l’Iraq, in seguito alla guerra del 2003 che ha rimosso il regime di Saddam Hussein, è ufficialmente una repubblica parlamentare democratica che ha già visto due elezioni (prima nel 2005 e poi nel 2010). Non possiamo, poi, ignorare la situazione dell’Autorità Nazionale Palestinese: si tratta di una democrazia parlamentare unicamerale guidata da un presidente eletto a suffragio universale diretto, con un sistema a doppio turno per quattro anni. Possiamo invece definire gli altri Paesi mediorientali repubbliche autoritarie o monarchie (non democratiche).
Se decidessimo di limitare la nostra ricerca a questi dati puramente “istituzionali”, l’affermazione del Cavaliere risulterebbe falsa. Bisogna però riconoscere che c’è una grande differenza tra il dire e il fare, specialmente quando si parla di politica. Prenderemo quindi in considerazione anche i dati di Freedom House, un’organizzazione indipendente che promuove la libertà e la democrazia, e l’Economist Intelligence Unit, l’unità di ricerca del noto settimanale britannico. Il rapporto annuale di Freedom House basa i suoi punteggi su dieci domande relative ai diritti politici e venti domande riguardanti i diritti civili della popolazione del Paese. Nel 2012, Israele viene definito un Paese “libero”, il Libano “parzialmente libero”, così come la Turchia. L’Iraq è invece considerato “non libero”, cosi come i territori palestinesi. (Per una mappa comparativa dei risultati di Freedom House, vedi qui). Secondo i dati dell’organizzazione che ha sede a Washington D.C, Israele risulterebbe quindi il Paese “più democratico” del Medioriente, unico nell’essere completamente libero.
Lo stesso non vale però per l’Economist Intelligence Unit che, nella sua classifica più recente del 2011 (per accedere, è necessario iscriversi gratuitamente al sito) – la quale considera come categorie il processo elettorale, il pluralismo e la partecipazione politica – definisce Israele una “democrazia difettosa” (flawed democracy), mentre Turchia, Libano, Palestina ed Iraq vengono definiti “regimi ibridi” (hybrid regimes). Segnaliamo che secondo questa classifica anche l’Italia viene definita come una “democrazia difettosa”.
Non sappiamo come il leader del Pdl reagirebbe a quest’ultima constatazione; è proprio questa classifica però, insieme con quella di Freedom House, che lo salva dalla “Panzana pazzesca”. Nonostante Israele non sia l’unico Paese ad avere un sistema politico ufficialmente democratico in Medioriente (come invece sembra far credere Berlusconi in questa dichiarazione), riconosciamo che, tra i Paesi della zona, è quello che presenta un sistema democratico più avanzato, come confermato da diversi osservatori internazionali. Con questa clausola, alleggeriamo quindi il giudizio con un “Nì”.