Questa era la Jugoslavia. La “Terra degli Slavi del Sud“, il progetto del Maresciallo Tito, è stata una realtà dal 1946 fino al 1992, quando la Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, composta dalle attuali Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia venne sostituita dalla Repubblica Federale di Jugoslavia che comprendeva solo Serbia e Montenegro (questo nome rimase in vita fino al 2003 quando poi venne modificato in Unione di Serbia e Montenegro).



Perché Boldrini torna a parlare dei rifugiati della ex-Jugoslavia? Perché recentemente si è celebrato il 20° anniversario del massacro di Srebrenica, in cui oltre 8,000 bosniaci musulmani hanno perso la vita ad opera dei soldati serbi. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tentato di adottare una risoluzione che indicasse questa strage come genocidio; la Russia ha però posto il veto.







Cosa è successo in Jugoslavia negli anni 90?



Come ben spiega l’enciclopedia Britannica, tutto comincia con la dichiarazione di indipendenza di Slovenia, Croazia e Macedonia. La ridotta percentuale di popolazione serba in Macedonia e Slovenia fa sì che l’indipendenza della prima avvenga in maniera non conflittuale e che in Slovenia lo scontro duri solo dieci giorni. La situazione è però diversa in Croazia e in Bosnia Erzegovina, dove la popolazione serba è invece più consistente. Il primo conflitto scoppia in Croazia nel 1991 quando la minoranza serba presente nel Paese si dichiara a sua volta indipendente. Il cessate il fuoco arriva nel febbraio del 1992 grazie all’intervento dell’ONU, che però non riesce ad impedire che il fronte di guerra si sposti nella vicina Bosnia-Erzegovina, con una popolazione composta da serbi, croati e bosniaci musulmani. Anche in questo caso saranno i serbi ad opporsi all’indipendenza votata dagli altri due gruppi dando inizio allo scontro armato e all’assedio della capitale Sarajevo. Bisogna aspettare il 1995, l’intervento della NATO e centinaia di migliaia di morti prima che gli accordi di Dayton vedano la luce.





La situazione dei primi anni 90 nei Balcani è comunque troppo complessa per essere sintetizzata in un paragrafo. Invitiamo i nostri lettori più curiosi a consultare il sito Osservatorio Balcani e Caucaso per trovare maggiori informazioni.






I rifugiati jugoslavi



Veniamo al merito della questione, ovvero quanti rifugiati jugoslavi avrebbe accolto la Germania negli anni ’90. Boldrini parla di due anni specifici, il 1992 ed il 1993; immaginiamo però si riferisca in generale ai rifugiati dell’intero periodo della guerra (1991-1995) dato che il conflitto in Bosnia è scoppiato esattamente nel 1992. Va inoltre sottolineato che i dati disponibili si riferiscono in genere ai rifugiati esclusivamente bosniaci, come avviene nel database del Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite. Per trovare i numeri di tutti i rifugiati provenienti dall’intero territorio dell’ex Jugoslavia ci rifacciamo al lavoro di Mark Cutts, “The State of The World’s Refugees 2000: Fifty Years of Humanitarian Action” pubblicato dallo stesso Commissariato per i Rifugiati. E’ il Capitolo 9 a contenere l’informazione che cerchiamo e che riportiamo qui sotto e che fanno riferimento ai dati del 1995.






Come si legge nel riquadro a sinistra, che riporta il numero di rifugiati accolto da altri paesi europei, la Germania è al primo posto, con 345,000 rifugiati.



E l’Italia? Secondo questa fonte, l’Italia non figura tra i principali ricevitori di immigrati jugoslavi. Ma per essere più precisi abbiamo consultato il database di UNHCR. Il database riporta i dati sul numero di rifugiati presenti in un Paese in un dato anno, classificandoli per Paese di provenienza. Per quanto riguarda l’Italia sono disponibili dati per l’intero periodo mentre per la Germania i dati sono solo disponibili per il 1994 e il 1995. E’ vero comunque che il numero di rifugiati provenienti dai paesi dell’ex-Jugoslavia accolti in Italia è lontano dalle cifre della Germania: nel 1995 (per usare lo stesso dato disponibile per la Germania e citato nel precedente studio) il numero di rifugiati presenti in Italia dalla ex-Jugoslavia era pari a circa 58mila. Nel 1992 e 1993 (gli anni a cui si riferisce Boldrini) erano solo 65 (ma non sappiamo quanti fossero in Germania all’inizio della guerra).





Il nostro verdetto



Come dimostra il lavoro di Mark Cutts la Germania è stata il Paese che ha accolto il maggior numero di rifugiati della ex-Jugoslavia. E’ vero che l’Italia è stata interessata un flusso minore, ma si tratta comunque di numeri importanti, diversamente da quanto fa credere Boldrini: “C’eri quasi”.







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