Enrico Letta, ospite di Lilli Gruber, sbircia i suoi appunti e le presenta l’andamento, in costante crescita, della pressione fiscale negli ultimi tre anni. Saranno stati preparati con dovuta cautela i calcoli del premier?



Per verificarlo, visitiamo il sito dell’Istat, su cui troviamo l’andamento della pressione fiscale – ossia il peso delle imposte sul Pil. Da qui ricaviamo il grafico che riportiamo a destra, che però si ferma al 2012. Letta azzecca il primo dato (42,5% nel 2011) ma sbaglia di una virgola il dato 2012 (44,0, non 44,1%).

Passiamo alla Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza del 2013 per valutare la veridicità dell’ultimo dato citato, ovvero la pressione fiscale relativa all’anno in corso. A pagina 29 del documento di programmazione economica presentato da Letta e Saccomanni il 20 settembre di quest’anno, troviamo il dato che ci serve: la pressione fiscale nel 2013 è – come dice il premier – pari al 44,3% del Pil.



Letta non sbaglia un dato cruciale dell’economia italiana se non per uno 0,1 sul quale soprassediamo per lievità dell’inesattezza: “Vero”.





P.S.: sul valore effettivo della pressione fiscale consigliamo un’analisi su una dichiarazione di Beppe Grillo pubblicata qualche mese fa, mentre per i più curiosi riportiamo, in formato grafico, l’andamento della pressione fiscale in Italia dal 1960 al 2012, tratto da questa analisi pubblicata in seguito ad una dichiarazione di Roberto Cota a gennaio e ricavato da dati Ocse.