Se qualche esponente del Tea Party avesse udito le parole del sindaco di Firenze si sarebbe probabilmente lasciato andare ad un applauso scrosciante. L’opposizione americana (partito repubblicano, ma anche movimenti spontanei come il famigerato Tea Party, di matrice anti spendi-e-tasse) accusa da tempo l’attuale Presidente di strangolare l’americano medio con una pressione fiscale sempre piú insopportabile, allo stesso tempo alzando i livelli di spesa ed indebitando le generazioni future. 


Il dibattito si é acceso ulteriormente in occasione del sopraggiungere del fiscal cliff, ovvero la serie automatica di aumenti di tasse e di diminuzioni di spesa che avrebbe avuto luogo a partire da gennaio 2013, in mancanza di un accordo del Congresso americano su misure di riduzione e contenimento del budget (Budget Control Act del 2011).


L’accordo, raggiunto a rotta di collo tre ore prima della mezzanotte, prevedeva l’aumento di certe tasse e l’abolizione delle detrazioni ereditate dalla Presidenza Bush per individui con redditi superiori ai 400.000 dollari annui. Tra gli aumenti di imposta considerati, la misura sicuramente più controversa era l’aumento della payroll tax, ossia la quota trattenuta ogni anno dalle imprese sulla busta paga dei dipendenti ed utilizzabili successivamente come crediti d’imposta dagli stessi.


Allo stesso modo, la proposta di Obama per il budget 2014, analizzata nel maggio di quest’anno dal Congressional Budget Office, prevede ulteriori misure di contenimento del deficit tramite riduzioni di spesa e modifiche al sistema di tassazione, introducendo ulteriori limiti alle detrazioni fiscali e modificando il metodo di indicizzazione all’inflazione dei redditi per determinare le basi imponibili.


Raffrontando le analisi annuali e le previsioni stilate dal Tax Policy Center, centro di ricerca autonomo ed indipendente*, sembra, effettivamente, di notare un aumento della pressione fiscale (effective federal tax burden) per tutti i quintili di reddito analizzati nel corso del periodo 2009-2013, salvo una leggera diminuzione nel corso del 2011.


 


Insomma, non si puó negare che durante l’amministrazione Obama la pressione fiscale si sia accentuata su tutte le fasce di reddito osservate. Se le fasce di reddito piú alte sono colpite da un aumento sostanziale, infatti, anche i redditi piú bassi si trovano fortemente penalizzati, con un aumento del 50% nel 2013 rispetto all’anno precedente. La ”classe media”, invece (i tre quintili in mezzo) sembra essere stata risparmiata dagli aumenti piú feroci. Insomma, ”Vero” al sindaco Renzi.


P.S.: il tax burden per il quintile di reddito piú basso appare negativo nel 2009, perché calcolato al netto delle detrazioni fiscali.


*Consultare anno per anno il file: ”Baseline Average Effective Federal Tax Rates by Filling Status; by Cash Income Percentile”