L’ultimo aggiornamento “ufficiale” del tasso di disoccupazione italiano risale a luglio di quest’anno (dati Istat), quando questo dato raggiungeva il 10,7% del totale della popolazione in età lavorativa. Certamente livelli ben inferiori rispetto al quadro disastroso di Paesi quali la Grecia o la Spagna, ma sempre troppo alto e foriero di tensioni sociali in futuro. Le cattive notizie non finiscono qui, però.


Nell’affermare che “il tasso di disoccupazione reale ha raggiunto il 12,5%”, Di Pietro dice purtroppo la verità. Secondo uno studio recente della Banca Centrale Europea, pubblicato pochi giorni fa dal Corriere della Sera, a coloro che ricercano lavoro ma non lo trovano sarebbero da sommare tutti gli “scoraggiati”, ovvero gli individui che, pur essendo in età lavorativa, hanno oramai completamente perso la speranza di trovare un’occupazione, riunciando quindi alla ricerca. Basandosi su dati del 2010, quando il tasso di disoccupazione si attestava attorno all’8,4%, la Bce stima un aumento di 4,1 punti percentuali, raggiungendo quindi il 12,5% di “disoccupazione reale”.


Inutile dirlo, se questo studio fosse stato effettuato su dati più recenti, i risultati sarebbero stati ben peggiori rispetto alla fotografia ufficiale presentata dalle stime Istat. Ebbene, proprio l’Istat ha recentemente cominciato ad aggiornare la propria metodologia di calcolo, così che tutti noi potremo finalmente essere “allietati” da tassi di disoccupazione “precisi”.


Assegniamo un “Vero” dal sapore amaro a Di Pietro.