La polemica del Movimento 5 Stelle contro il Fiscal Compact è ormai storia nota; ce ne siamo ampiamente occupati in questa precedente analisi di una dichiarazione di Beppe Grillo, ma vediamo di capire se Alessandro Di Battista ha fatto bene i compiti a casa oppure se deve studiare un po’ di più.
Innanzitutto cominciamo con una precisazione: il cosiddetto “Fiscal Compact” è un tassello importante – insieme al “Six Pack” ed al “Two Pack” – della nuova governance fiscale che l’Unione Europea (ed in particolare l’Eurozona) si è data negli scorsi anni. In realtà non è un trattato a sé stante bensì una sezione del “Trattato sulla Stabilità, sul Coordinamento e sulla Governance nell’Unione Economica e Monetaria“. Effettivamente, questo trattato è stato adottato a margine del Consiglio Europeo dell’1-2 marzo 2012, ed è altrettanto vero che, oltre alla Croazia (che all’epoca non faceva ancora parte dell’Unione), non vi hanno aderito il Regno Unito e la Repubblica Ceca. Di Battista omette un tassello importante: a marzo 2014 il governo di centrosinistra ceco, guidato da Bohuslav Sobotka, ha dichiarato di voler rivedere le posizioni del proprio Paese; tale decisione, va detto, è vincolata all’approvazione da parte del parlamento.
Veniamo ora alla parte relativa al rapporto tra il trattato e il diritto dell’Unione Europea. La risposta la troviamo nel Titolo 2, che dispone sulla “Coerenza e rapporto con il diritto dell’Unione”. Riportiamo qui di seguito il testo dell’articolo 2:
1. Le parti contraenti applicano e interpretano il presente trattato conformemente ai trattati su cui si fonda l’Unione Europea, in particolare all’articolo 4, paragrafo 3, del trattato sull’Unione Europea, e al diritto dell’Unione europea, compreso il diritto procedurale ogniqualvolta sia richiesta l’adozione di atti di diritto derivato.
2. Il presente trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i trattati su cui si fonda l’Unione Europea e con il diritto dell’Unione Europea. Esso non pregiudica la competenza dell’Unione in materia di unione economica.
Per chi non mastica il linguaggio tecnico della giurisprudenza internazionale, riportiamo le parole dell’avvocato Gian Luigi Tosato, docente alla Luiss Guido Carli, nel suo contributo al volume Astrid “Le istituzioni europee dopo il Trattato di Lisbona”. “Il Fiscal Compact si colloca al di fuori del sistema della Ue. E’ un accordo che interviene fra Stati non in quanto membri dell’Unione ma in quanto soggetti dell’ordinamento internazionale. Non si tratta dunque di un trattato di revisione di quelli esistenti; il che si fa normalmente discendere dal mancato consenso del Regno Unito, che si è trascinato dietro quello della Repubblica Ceca”. E’ vero, quindi, che il trattato in questione non fa parte del diritto dell’Unione Europea; ciò però non deve confondere il lettore: il Fiscal Compact (e l’intero trattato di cui fa parte) è vincolante ai sensi del diritto internazionale e l’Italia, in quanto aderente (l’ha ratificato), non può esimersi dal rispettarlo.
Trascuriamo la lieve imprecisione di Di Battista nel parlare del Fiscal Compact come un trattato a sè stante e lo premiamo con un: “Vero”!