Spread e crescita, questi i temutissimi temi finanziari citati da Matteo Renzi alla prova di Pagella Politica nella settimana antecedente le elezioni europee. Vediamo subito se il Presidente del Consiglio è bene al corrente della situazione economica del nostro Paese.
Come si può vedere dall’immagine qui in basso, il 19 maggio, giorno della dichiarazione in questione, lo spread era effettivamente al di sotto dei 190 punti base e si assestava su un valore di circa 181, anche se già il giorno successivo il valore registrato era di esattamente 190 punti base. Se infatti prendiamo il secondo grafico qui riportato, si nota come nel corso dell’ultima settimana il valore dello spread sia fortemente aumentato rispetto l’andamento del resto del mese (che l’incertezza delle elezioni europee abbia influenzato il mercato?), in cui ha toccato anche valori inferiori a 150 (la fonte dei dati è il sito de Il Sole 24 ore; si possono selezionare i vari periodi temporali nel menù a tendina in alto a destra del grafico).
Il trend in aumento si nota ancora di più se diamo uno sguardo agli ultimi tre mesi, ovvero dal giorno in cui a Matteo Renzi è stato conferito l’incarico, il 22 febbraio 2014.
Come si vede, il valore massimo toccato dallo spread nel periodo considerato è di 194,18 punti base, meno di quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, che afferma che superava i 200 punti base. In realtà, lo spread non ha più superato i 200 punti base a partire dal 14 febbraio 2014, ovvero la settimana prima del giuramento di Renzi.
Per quanto riguarda la crescita, invece, dobbiamo andare a consultare i dati dell’Istat, l’istituto di statistica che proprio in questi giorni ha rilasciato una stima preliminare della crescita nel primo trimestre 2014. Dal grafico si apprende che, dopo un aumento irrisorio del Pil a fine 2013 (+0,1%), nel primo trimestre del 2014 si è registrato nuovamente una contrazione del -0.1%.
In sintesi: qualche imprecisione sulla prima parte della dichiarazione (lo spread è al sotto dei 190 punti, ma sta crescendo, e già aveva iniziato a diminuire al momento dell’incarico a Renzi), e tristi verità nella seconda. Matteo porta a casa un “C’eri quasi”.