Nella puntata di Virus dello scorso 11 aprile Pagella Politica verificava il merito di una serie di cruciali previsioni contenute nel Documento di Economia e Finanza 2014. La dichiarazione di Brunetta ci fornisce ora l’occasione per fare luce sulla nozione e sulla struttura stessa del DEF.
Il Documento, che costituisce uno strumento di programmazione della politica economica e di bilancio del nostro Paese, veniva approvato nella seduta del Consiglio dei Ministri dello scorso 8 aprile. Il governo lo presenta annualmente al parlamento per l’approvazione. Ad essere a precisi, ha cambiato nome diverse volte dalla sua introduzione con la legge n. 362/1988: inizialmente si chiamava Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (DPEF), poi è diventato Decisione di Finanza Pubblica dal 2009 al 2011. Nel 2011 è diventato DEF, secondo quanto previsto dalla legge n. 7 aprile 2011, n. 39. Anche la tempistica ha subito mutamenti nel corso del tempo: la relativa sezione presente nel sito della Camera dei deputati chiarisce che il DEF oggi deve essere presentato alle Camere entro il 10 aprile di ciascun anno, al fine di consentire al parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici di politica economica in tempo utile per l’invio al Consiglio dell’Unione Europea e alla Commissione Europea – entro il successivo 30 aprile – del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR).
Come si legge nel Dossier del Servizio Studi della Camera del 14 aprile, il DEF si compone proprio di tre sezioni, oltre che da una serie di allegati. Ripercorrendo il contenuto di ciascuna di esse si nota come la prima esponga lo schema del Programma di Stabilità, ossia i dati e le informazioni richiesti dai regolamenti dell’Ue, soprattutto con riferimento agli obiettivi di politica economica finalizzati alla riduzione del debito pubblico. Nella seconda sezione sono invece indicate le regole generali sull’evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche (c’è da credere che Brunetta si riferisca a questa parte quando parla, in maniera molto generica, di “DEF”). La terza sezione detta, infine, lo schema del Programma Nazionale di Riforma (PNR), che definisce le modalità necessarie al raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia “Europa 2020”.
Già si evince da quanto si è appena detto (una conferma si trova, ad ogni modo, sul comunicato del governo dell’8 aprile): siamo di fronte ad un “documento programmatico”, pertanto il DEF che viene presentato dal governo e, successivamente, approvato dal parlamento non detiene il carattere vincolante e prescrittivo spettante esclusivamente agli atti aventi forza di legge (cui Brunetta fa riferimento quando parla di decreto legge e decreto legislativo).
Pare utile, per concludere, riportare i più recenti aggiornamenti in merito al percorso normativo inerente il DEF: il 17 aprile il Documento in questione otteneva il via libera nell’aula di Palazzo Madama così come alla Camera dei deputati.
L’utilizzo di termini talvolta generici non precludono a Brunetta un “Vero”!