Renato Brunetta è un avido commentatore delle previsioni economiche, e non si fa sfuggire nemmeno l’Interim Economic Assessment, pubblicato dall’Ocse il 15 settembre. Le previsioni ivi contenute sono effettivamente poco rosee per il nostro Paese, la cui economia è destinata a contrarsi ancora dello 0,4% secondo le stime dell’istituto per il 2014.



Se questi dati indicano che la caduta del Pil italiano continua, non ci sono indicazioni su tutti gli altri Paesi dell’Eurozona. Le previsioni dell’Ocse si fermano infatti a Francia e Germania, destinate a crescere dello 0,4% e 1,5% rispettivamente, ed alla media dell’intera area euro (+0,8%).



Continuando ad analizzare le parole di Brunetta, è sbagliato asserire che “tutti gli altri Paesi dell’Eurozona hanno interamente recuperato la caduta del Pil cominciata nel 2008”. Usando i dati del Fondo Monetario Internazionale, rapportiamo i Pil dei Paesi dell’Eurozona al loro livello 2008 (qui i calcoli). Il quadro che ne esce fuori è impietoso: sono ben 10 i Paesi, inclusa l’Italia, a non essere ancora tornati ai livelli economici pre-crisi. Tra queste economie figurano anche alcune inaspettate come i Paesi Bassi e la Finlandia. Ad aver “interamente recuperato la caduta del Pil” sono 8 economie (Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Lussemburgo, Malta e Slovacchia), appena meno della metà dei Paesi membri dell’Eurozona.



Brunetta non sbaglia invece a riportare la stima di crescita per il 2015 contenuta nel documento Ocse sopracitato (+0,1%), effettivamente molto meno positiva del +1,3% contenuto nel DEF presentato ad aprile dal governo Renzi.



Complessivamente Brunetta riporta correttamente i dati contenuti nei documenti Ocse, ma sbaglia del tutto nel sostenere che tutti i Paesi dell’euro hanno recuperato il Pil “bruciato” rispetto al 2013. “Nì”.