Analizziamo qui un’altra parte del lungo “manifesto di politica estera” stilato da Alessandro Di Battista sul blog di Beppe Grillo. Il deputato a cinque stelle è il vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera, ed è uno dei massimi ispiratori e punti di riferimento per quel che riguarda l’atteggiamento del Movimento 5 Stelle nei confronti del mondo.



Nella sua critica alla politica estera americana Di Battista sostiene come l’operazione Desert Storm, ovvero l’intervento americano (e di altri Paesi) in Iraq nel 1991, abbia causato un numero altissimo di vittime civili, tra cui 30.000 bambini.



Partiamo da un assunto: ogni morte è una tragedia e Pagella Politica si augura che non debbano ripetersi operazioni di guerra internazionali come quella che portò all’invasione dell’Iraq all’inizio degli anni ’90. E’ però necessario verificare i fatti per far luce su quello che comunque fu uno dei maggiori avvenimenti della storia recente del Medio Oriente.



L’operazione Desert Storm



In seguito all’invasione irachena del Kuwait gli Stati Uniti si misero a capo di una coalizione internazionale che aveva come obiettivo la liberazione di quest’ultimo. Una prima fase di bombardamenti aerei fu seguita da un’invasione in larga scala che portò, successivamente al ritiro delle truppe, ad una sollevazione popolare degli sciiti e dei curdi (repressa nel sangue da Saddam Hussein).



Le conseguenze per le infrastrutture, l’economia e, specialmente, la popolazione irachena furono disastrose. Uno studio molto dettagliato a riguardo fu redatto da Beth Osborne Daponte, e fornisce le stime più precise sul numero di morti e la quantità di danni causati dal conflitto. E’ stato ritenuto sufficientemente autorevole da essere stato ripreso anche dalla Croce Rossa Internazionale.



I morti causati dal dopo-guerra



In seguito all’operazione Desert Storm l’Iraq subì un crollo delle condizioni sanitarie ed un collasso di infrastrutture come strade, ospedali, reti elettriche. Si stima che le condizioni infernali in cui piombò il Paese causarono 111 mila vittime, tra cui 70 mila bambini.



A questo disastro bisogna aggiungere gli orrori scaturiti dalle sommosse popolari degli sciiti e dei curdi, che tentarono di rovesciare il regime di Saddam Hussein – storicamente sostenuto dagli arabi di confessione sunnita. La repressione che seguì causò 30 mila vittime tra i civili e 5 mila vittime militari.



I morti causati dalle operazioni di guerra



I bombardamenti dell’operazione Desert Storm e la conseguente invasione causarono, sempre secondo lo studio sopracitato, 56 mila morti militari e 3.500 morti tra i civili iracheni (da una stima iniziale, pubblicata dal Ministero iracheno della Difesa, di 2.600 decessi causati dai bombardamenti, come è citato a pagina 63 dello stesso studio). La cifra è stata confermata anche da Human Rights Watch:



” we are reasonably confident that the total number of civilians killed directly by allied attacks did not exceed several thousand, with an upper limit of perhaps between 2,500 and 3,000 Iraqi dead. These numbers, we note, do not include the substantially larger number of deaths that can be attributed to malnutrition, disease and lack of medical care caused by a combination of the U.N.-mandated embargo and the allies’ destruction of Iraq’s electrical system, with its severe secondary effects”.



Insomma, nonostante non sia bello andare ad indagare sulla correttezza di certe affermazioni, specialmente quando si conteggia il numero di cadaveri, non è possibile attribuire ai bombardamenti americani la responsabilità diretta di 30 mila morti tra i bambini iracheni. Le stime fornite dallo stesso governo iracheno, come abbiamo visto, sono molto più basse. Ragion per cui ad Alessandro Di Battista diamo un “Pinocchio andante”, riconoscendo un filo conduttore tra le operazioni militari di invasione dell’Iraq e gli eventi che seguirono e causarono decine di migliaia di decessi.