Prendendo in considerazione le ultime tornate elettorali nei tre Paesi citati, Tabacci ci azzecca su tutti i fronti.
Le elezioni della House of Commons si sono tenute il 6 maggio 2010. Secondo quanto stabilito dalla legge elettorale britannica, risulta vincitore chi riesce a guadagnare 326 seggi. Come dimostrato graficamente dalla Bbc, nessuno dei due partiti maggioritari è riuscito nell’impresa (i Conservatori si sono fermati a 307, i Laburisti a 258). Questa situazione di Parlamento appeso (hung parliament)ha spinto David Cameron, il leader del Partito Conservatore, a cercare un dialogo con la terza forza politica del Paese, i Liberal-Democratici. Il risultato di tale apertura – dopo cinque giorni di vuoto normativo – e’ stato la formazione di un governo di coalizione (si può leggere qui il programma di azione concordato dalle due forze politiche, e qui la composizione del gabinetto).
Tabacci cita correttamente anche la realtà olandese. Le elezioni anticipate del settembre 2012, rese necessarie dalla crisi di governo di aprile, hanno segnato la vittoria del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (26,6%), guidato da Mark Rutte. La frammentata realtà politica olandese ha richiesto il raggiungimento di un accordo di coalizione, siglato con i Laburisti di Diederik Samsom, emersi come seconda forza politica del Paese con il 24,8% dei voti.
E in Grecia? Le elezioni parlamentari del giugno 2012, a solo un mese di distanza dalla precedente e infruttuosa tornata elettorale, hanno visto la vittoria di Antonis Samaras, il leader di Nuova Democrazia, che ha guadagnato quasi il 30% dei voti e 129 seggi. Abbastanza, ma non sufficienti per avere la maggioranza (151 seggi su 300); per questo, Samaras ha cercato, e raggiunto, un accordo con Pasok e il Partito Democratico di Sinistra.
Tabacci non si confonde e cita tre esempi calzanti, meritandosi un “Vero”!