Accade anche che il ministro dell’Istruzione non azzecchi esattamente il numero degli studenti italiani. Certo, l’errore non è madornale ma, secondo i più recenti dati Istat, nell’anno scolastico 2009-2010 gli studenti erano circa 9 milioni (8.968.063 per l’esattezza) e non 8 come riportato da Profumo. C’è da dire che l’Istat include nel calcolo degli “studenti nelle scuole” il numero degli alunni dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di secondo grado (liceo), ma non gli studenti universitari. Non siamo sicuri che Profumo – che si sta riferendo alle manifestazioni studentesche – intenda includere nella categoria “studenti” anche bambini più impegnati a giocare con il pongo che a scendere in piazza. Quindi, se dal calcolo del numero degli studenti eliminassimo i bambini che frequentano l’asilo e aggiungessimo gli universitari otteremmo il numero citato dal ministro? In realtà il risultato non cambierebbe di molto, poiché gli iscritti all’università nell’anno accademico 2009-2010 erano 1,8 milioni a fronte di quasi 1,7 milioni di bambini all’asilo (cfr. pp 185 e 188).
Quanti ragazzi sono invece scesi in piazza il 12 ottobre per protestare contro i tagli e le proposte di riforma del ministro? Profumo ammette di non saperlo, e anche noi confessiamo la nostra ignoranza. In realtà trovare un dato certo è complicato dal fatto che le proteste si sono svolte in contemporanea in 90 città e che non vi hanno partecipato solo studenti, ma anche docenti e personale amministrativo. Tuttavia, il ministro ha ragione: rispetto al numero totale, gli studenti che hanno manifestato rappresentano una frazione piccolissima: basti pensare che il corteo più grande, quello tenutosi a Roma, ha radunato, secondo gli organizzatori stessi, 10mila presenze – di cui solo una parte erano studenti.
Mentre la seconda parte della dichiarazione è ineccepibile, invitiamo il ministro dell’Istruzione a ripassare meglio i dati sugli studenti italiani: rinviato al prossimo appello con un “C’eri quasi”!