La legge citata da Maroni in questa dichiarazione fa parte del Pacchetto Sicurezza presentato nel maggio del 2008, quando l’attuale presidente della Lombardia ricopriva il ruolo di ministro dell’Interno.



Il pacchetto comprendeva un decreto legge, due disegni di legge e tre decreti legislativi. Tra i disegni di legge risultavano alcune disposizioni in materia di sicurezza pubblica, poi diventate legge 15 luglio 2009, n. 94 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 24 luglio 2009 che si concentrava sui temi dell’immigrazione clandestina, la criminalità organizzata e diffusa, la sicurezza stradale e il decoro urbano. In concomitanza con questa legge, fu pubblicato il decreto del ministro dell’Interno che regolamenta le associazioni di osservatori volontari. In base all’articolo 1, comma 1 di tale legge 1 “in ciascuna Prefettura-Ufficio territoriale del governo è istituito l’elenco provinciale delle associazioni di cittadini […], per la segnalazione alle polizie locali, ovvero alle Forze di polizia dello Stato, di eventi che possono arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale“. Questi gruppi, denominati all’art. 2 comma 1 «osservatori volontari», furono ribattezzati polemicamente “ronde padane” e non ebbero vita lunga. La Corte Costituzionale ha infatti parziamente invalidato le norme relative al pacchetto promosso da Maroni.



Il Segretario della Lega cerca di dimostrare come la norma avesse uno spirito bipartisan, anche in alcuni ambienti storicamente di sinistra. Per questo sostiene che lo stesso provvedimento fosse in atto a livello regionale in Emilia Romagna. In effetti, è vero che nel 2003, il presidente Errani ha firmato una legge regionale (24/2003) che sostiene l’attività di associazioni di volontariato per la “promozione di un sistema integrato di sicurezza volte al conseguimento di una ordinata e civile convivenza nelle città e nel territorio regionale, anche con riferimento alla riduzione dei fenomeni di illegalità e inciviltà diffusa”.



Tuttavia, il paragone “ronde padane” vs ronde emiliane é stato oggetto di dibattito in quanto gli esponenti del Pd non accettano la comparazione. Il sindaco di Modena, Giorgio Pighi, all’epoca dichiarò infatti: “le nostre non sono le ronde che piacciono alla Lega, non c’entrano nulla. In comune abbiamo solo il fat­to che i cittadini prestano la propria opera volontariamente. Ma il no­stro è un approccio culturale: le no­stre squadre lavorano per il ripristi­no del decoro urbano, cancellando le scritte o aggiustando la panchina divelta nel parco, e per portare coe­sione sociale. Le ronde che vuole la Lega non puntano alla coesione e al­la solidarietà sociale. E’ un presidio del territorio con finalità quasi inti­midatorie”. Lo stesso Errani, quando il decreto uscì, si dichiarò fortemente contrario alla legge, tanto da fare ricorso alla Corte Costituzionale per cancellarne i commi 40, 41, 42, 43 dell’articolo 3 (legge 94) considerati in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione. Secondo Errani, infatti, il tema non è di competenza del governo centrale ma concerne la sicurezza nelle città e sul territorio, ed è quindi da regolarsi con leggi regionali.



Al di là del dibattito sul significato e la connotazione di queste associazioni di controllo sul territorio, Maroni dice il vero: la sinistra fu parecchio critica nei confronti della legge, nonostante l’esistenza di una norma analoga in Emilia Romagna. “Vero”!