Renato Brunetta rivendica il taglio dei dipendenti e della spesa pubblica effettuati, a suo dire, dall’ultimo governo Berlusconi.
I numeri del capogruppo Forza Italia alla Camera sembrano trovare riscontro nei dati della Ragioneria Generale dello Stato. Secondo l’ente, infatti, il personale con contratto a tempo indeterminato è stato ridotto da 3.436.814 unità nel 2008 a 3.282.999 unità nel 2011 – un ridimensionamento pari a precisamente i 153.815 citati da Brunetta. In calo anche i posti con contratto determinato, da 109.083 unità a 86.467 unità. Al contempo il costo totale del lavoro è calato da 167,85 miliardi di euro a 163,59 euro: un abbassamento di 4,26 miliardi di euro.
Guardiamo al di là dei nostri confini per vedere la rarità del fenomeno descritto da Brunetta. Sicuramente il citato governo di Cameron ha radicalmente trasformato la situazione del settore pubblico britannico, come si può vedere in questo documento dell’Office of National Statistics, l’Istat britannico. Dal secondo trimestre 2010 (Cameron diventa Premier a maggio) alla fine del 2013 le posizioni tagliate complessivamente sono 785.000, 576.000 se si esclude gli effetti della privatizzazione dei ‘college’ controllati dal settore pubblico. Gli stipendi sembrano invece essere calati di circa 2,4 miliardi di sterline (2,9 miliardi di euro) dal 2010 al 2013, secondo questo documento del governo britannico (p.73).
Sarà vero che nessuno, eccetto Berlusconi e Cameron, ha tagliato così tanto? Un’affermazione tanto generica rende il fact-checking complicato, ma partiamo dai dati sugli occupati nel settore pubblico nei Paesi Ocse. A pagina 101 dello studio “Government at a Glance 2013” è possibile trovare i dati relativi al peso dell’occupazione nel settore pubblico sul totale dell’occupazione dei Paesi sotto osservazione. Nel grafico in basso (tratto dallo studio Ocse) notiamo che, oltre all’Italia, nel decennio 2001-2011 sono stati vari i Paesi in cui l’occupazione nel settore pubblico è calata rispetto al totale. Tra questi la Svezia (-2,7 punti percentuali), la Francia (-0,4), l’Ungheria (-0,3), l’Estonia (-0,6), Israele (-0,7), la Slovacchia (-4,0), il Messico (-2,3) ed il Giappone (-1,1). Chiaramente, tale calo potrebbe essere dovuto ad un’espansione più rapida del resto della forza lavoro che ha ridotto il peso relativo del settore pubblico piuttosto che ad un’effettiva riduzione dell’organico pubblico nel decennio in osservazione. Andiamo a vedere i singoli Paesi citati per vedere che cosa dicono i dati assoluti.
Nel database dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) troviamo il numero di dipendenti pubblici nei Paesi sopracitati*. Visto che Brunetta ha parlato in termini assoluti (“solo Cameron è riuscito a fare altrettanto”), guardiamo anche a periodi temporali diversi da quello che ha visto calare il numero di dipendenti pubblici in Italia. Il Messico è passato da 4,81 milioni di dipendenti nel 2001 a 4,56 milioni nel 2009 (ultimo dato disponibile), quindi un calo di quasi 100.000 unità più significativo di quello avvenuto durante l’ultimo governo Berlusconi (e pari a -5,2% in termini relativi rispetto al -4,5% del calo italiano). Hanno visto un calo minore in valori assoluti – ma maggiore in termini relativi – il Portogallo, che ha tagliato da 721.000 (2001) a 648.500 (2008), pari a -10,1% e la Slovacchia, da 445.800 a 358.400 nel periodo 2001-2010 (-19,6%). Minore è invece il calo registrato dalla Svezia, passata da 1.317.600 dipendenti pubblici nel 2001 a 1.294.500 nel 2010 (-1,75%).
Per quanto riguarda gli stipendi, nella sezione sulla spesa pubblica del sito Ocse, selezionando dal menu a tendina i Paesi che ci interessano, possiamo vedere l’andamento di questi ultimi dal 2007 al 2011. Per il Messico non vi sono dati ma il Portogallo, ad esempio, ha tagliato la spesa da un massimo di 21,4 miliardi nel 2009 a 16,5 miliardi nel 2012. Una riduzione decisamente più incisiva di quella citata da Brunetta, rappresentante circa un -25% del totale della spesa in stipendi.
Un’analisi più approfondita rivelerebbe sicuramente differenze sulla tipologia dei tagli effettuati, e va inoltre segnalato che i tagli che abbiamo analizzato sono avvenuti su periodi più lunghi di quello citato da Brunetta. La natura “tranchant” della dichiarazione del capogruppo Forza Italia alla Camera ci permette di chiudere la ricerca nel momento in cui abbiamo trovato tagli di una misura almeno pari a quelli effettuati durante il governo Berlusconi.
Brunetta cita correttamente i numeri che riguardano il suo governo ma ne esagera l’unicità: “Nì”.
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*Per accedere ai dati cliccare su “Public Sector Employment” e poi selezionare i Paesi