Beppe Grillo “festeggia” il primo compleanno di governo Renzi con un post dal titolo #Renzivoltagabbana in cui elenca le promesse che secondo lui il Premier non avrebbe mantenuto in questo anno di governo. Tra queste, anche quella della riforma del Senato. E’ vero che c’è stato un importante scostamento tra il risparmio promesso e quello effettivo?
La promessa di Renzi
La roboante promessa di “1 miliardo di euro di risparmi” fu fatta da Matteo Renzi poco prima di spodestare Enrico Letta da Palazzo Chigi. Più precisamente Renzi disse, durante il dibattito tra i candidati alla segreteria del Pd – oggetto di un fact-checking pubblicato a novembre 2013 – che “La politica costa due miliardi e mezzo di euro, è uno studio di Perotti de lavoce.info (e lo ringrazio). Un miliardo di euro si può risparmiare. Come? Eliminando il Senato, le province, cambiando la legge elettorale”. Come si può vedere la promessa di Renzi aveva una portata ben maggiore di quella riportata da Grillo (citata in maniera simile nel battibecco avuto in streaming durante le consultazioni per la formazione del governo Renzi).
I risparmi previsti dalla Ragioneria dello Stato
Il parere di cui parla Grillo nel suo post è stato richiesto dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, nella persona del presidente Paolo Sisto (Forza Italia) e pubblicato proprio sul sito di Beppe Grillo. Nella lettera della Ragioneria Generale dello Stato si legge il parere espresso riguardo ai risparmi ottenibili dagli articoli 2 e 9 del disegno di legge costituzionale (AC 2613), ovvero la riduzione del numero di senatori da 315 a 95 e l’eliminazione della loro indennità. I contenuti della lettera si possono trovare anche sul sito della Commissione Affari Costituzionali, e confermano quanto scritto sul blog di Grillo:
“La minore spesa conseguente a dette disposizioni è stimabile in circa 49 milioni di euro annui. In particolare, dall’abolizione dell’ indennità parlamentare per i senatori prevista dall’articolo 9 deriverebbe un risparmio di circa 40 milioni di euro; dalla riduzione dei senatori prevista dall’articolo 2, con relativa cessazione della corresponsione della diaria mensile (pari a 3500 euro mensili pro-capite), deriverebbe un risparmio di circa 9 milioni di euro.”
E’ il caso di notare che nella stessa lettera la Ragioneria Generale dello Stato ha indicato che i risparmi dalla soppressione delle Province “non sono allo stato quantificabili”, di “non disporre di elementi utili da fornire in merito” riguardo ai possibili risparmi derivanti dalla riforma dei compensi dei consiglieri regionali e che la soppressione del CNEL “produrrebbe risparmi ulteriori pari a 8,7 milioni di euro, rispetto a quelli già previsti ed indicati nella relazione tecnica del disegno di legge di stabilità 2015 (articolo 25, comma 2) pari a euro 10.019.227 annui”.
Il verdetto
E’ vero che la Ragioneria Generale dello Stato ha quantificato in 49 milioni di euro (annui) il risparmio ottenibile dalla riforma del Senato. Non è però appropriato sostenere che Renzi avrebbe quantificato nella sola abolizione del Senato un risparmio pari a 1 miliardo di euro. Il Premier infatti aveva indicato che tali risparmi sarebbero stati ottenuti da un più ampio taglio dei costi della politica. Resta da vedere se tali tagli avranno luogo e se otterranno i risultati sperati; in ogni caso questa resta una considerazione che non ha peso sul verdetto di questo fact-checking. La dichiarazione è vera solo a metà, ed è quindi un “Nì” per Pagella Politica.